Ad un anno dalla scomparsa un’iniziativa in Sala delle Vedute ne ricorda la figura
Nell’occasione sarà presentato lo straordinario “legato testamentario” al Comune
Carpi, 15 dicembre
A un anno esatto dalla scomparsa, il Comune di Carpi giovedì 21 dicembre ricorda Alfonso Garuti, direttore del Museo civico tra il 1973 e il 1997, con un’iniziativa organizzata dai Musei di Palazzo dei Pio (ore 18, sala delle Vedute) dedicata ad approfondire lo straordinario legato testamentario di opere d’arte e libri destinato alle istituzioni carpigiane (Musei e Biblioteca) insieme ad altre come il Museo civico di Modena, il Museo Gonzaga di Novellara e il Museo della Tarsia di Rolo.
Nell’iniziativa, inoltre, si presenterà un volume che raccoglie i contributi in ricordo di Garuti, scritti da chi negli anni aveva collaborato con lui, che furono proposti in un incontro pubblico lo scorso 21 gennaio.
Nei giorni scorsi la Giunta comunale ha accettato il legato testamentario destinato al Comune di Carpi: una parte ai Musei di Palazzo dei Pio, tra cui diversi quadri dal Rinascimento alle opere degli artisti locali di fine Ottocento e un foglio del 1515 di Ugo da Carpi, e una parte alla Biblioteca multimediale “Arturo Loria”, con numerose pubblicazioni, fotografie storiche della città e migliaia di cartoline.
Si tratta di un patrimonio di grande rilievo di opere d’arte, volumi antichi e moderni raccolto da Garuti nella sua vita, seguendo l’esempio del padre Mario, anch’esso direttore del Museo negli anni Cinquanta del Novecento.
«Siamo onorati – dichiara l’assessore alla Cultura Davide Dalle Ave – di essere i destinatari non solo di un patrimonio straordinario, ma anche dell’eredità spirituale di Alfonso Garuti. Nel suo gesto si riconosce l’essenza della vita di un uomo che, fino alla fine, ha avuto un obiettivo: raccogliere, conservare opere e oggetti d’arte e libri, tantissimi libri. Un immenso e prezioso patrimonio che ha lasciato al Comune di Carpi – alla Biblioteca Arturo Loria e ai Musei di Palazzo dei Pio – ma anche, con un’attenzione particolare alla tipologia delle singole raccolte, al Museo civico di Modena, al Museo civico di Novellara, al Museo della Tarsia di Rolo. Ora lavoreremo per essere all’altezza della fiducia che Alfonso Garuti ci ha accordato».
I DETTAGLI
L’elenco delle opere d’arte lasciate ai Musei di Palazzo dei Pio contiene circa duecento pezzi di diversa tipologia: dipinti, sculture e scagliole, disegni, incisioni, oggettistica, mobilia, tra i quali spiccano alcuni esemplari di notevole pregio; ma il nucleo si caratterizza soprattutto per una cospicua serie di materiali degli artisti locali di fine Ottocento che hanno lavorato nei principali monumenti di Carpi e che Garuti ha studiato (e cercato) per tutta la vita.
Tra i dipinti: una copia da Raffaello, coeva, della Madonna col Bambino e San Giovannino, il cui originale è conservato alla National Gallery di Londra; un ritratto di Donna velata in nero di Silvestro Lega; il nucleo dei dipinti di Albano Lugli, Lelio Rossi, Fermo Forti, Orfeo Messori, Vittorio Guandalini, Renzo Baraldi che andranno a integrare i fondi già presenti nella collezione del nostro Museo.
Nel nucleo dei disegni sono da evidenziare alcuni schizzi progettuali del Duomo e del Cimitero Urbano di Achille Sammarini (a cui Garuti ha dedicato una fondamentale monografia) e una serie di mappe e vedute di Carpi, da Marri e Saltini soprattutto.
Nel gruppo di sculture e scagliole, oltre a un notevole frammento di paliotto secentesco di Annibale Griffoni, sono da evidenziare le opere di Salesio Lugli e un piccolo prezioso Presepe di fra’ Stefano da Carpi.
Particolarmente importante è uno dei fogli del Sacrificio di Abramo di Ugo da Carpi del 1515, tratto da Tiziano, che costituisce la porzione con la scena del sacrificio, in alto a destra dell’intera composizione. Il Museo possiede già – da una ventina d’anni – la xilografia nella sua interezza, con i quattro fogli che la compongono, ma sarà importantissimo esporre, insieme al nostro esemplare, questo frammento che fa comprendere la tecnica realizzativa dell’incisione su legno del periodo veneziano di Ugo da Carpi.
Nel rispetto delle prescrizioni del testamento – e della normativa vigente – l’Amministrazione comunale ha già predisposto un progetto, sottoposto a bando di finanziamento della Regione Emilia Romagna, per attivare l’inventariazione, la catalogazione e la riproduzione fotografica delle opere, che così entreranno nella piattaforma PATER del patrimonio museale regionale. Nel contempo, è al via un progetto di allestimento di uno spazio che ospiterà questo lascito, nelle forme e con i criteri conservativi stabiliti dalle norme di conservazione, in particolare per le opere su carta, che non potranno essere permanentemente e continuativamente esposte.
L’aspetto più rilevante del legato testamentario davvero eccezionale alla Biblioteca Loria, che si va ad aggiungere a quanto donato da Alfonso Garuti nel 2019, è che non si tratta soltanto di volumi, opuscoli, riviste e manoscritti, ma anche di un incredibile numero di pezzi di materiale iconografico. Sono, infatti, davvero tantissimi gli album contenenti fotografie, negativi, cartoline illustrate, immaginette sacre, figurine, ecc. facenti parte dell’eredità culturale tramandataci da Alfonso Garuti. Di particolare importanza e interesse è senz’altro il fondo fotografico riguardante la città di Carpi, comprendente tra l’altro più di un centinaio di preziosissime lastre antiche su vetro provenienti dalla famiglia Foresti, acquistate dal padre Mario intorno alla metà del secolo scorso. Ma notevole è anche la documentazione fotografica riguardante i restauri delle opere del Museo civico e dei principali monumenti architettonici della città: la Sagra, il Duomo, San Nicolò e diverse altre chiese e palazzi storici. Parliamo complessivamente di circa 15.000 cartoline, un centinaio di lastre fotografiche in vetro, 26 scatole di negativi su pellicola, 67 album di fotografie, 8.300 santini devozionali, 1.500 incisioni, 1.439 pezzi di tema cinematografico (cartoline, reclame, ecc.). A questi si aggiunge un cospicuo numero di libri (749), non posseduti dalla Biblioteca carpigiana, oltre ad alcune serie di riviste e a una decina di faldoni di opuscoli locali.