A cura di Luciana Nora

 



Nell'ambito del lavoro di ricerca La condizione contadina e l'esperienza del sacro (vedi omonima voce, descrittiva dei materiali raccolti e conservati) l'elemento meteorologico è emerso tra i più significativi e non v'è dubbio che ciò tragga ragione dal fatto che c'è una fatalità nelle vicende della terra e nell'alternarsi delle stagioni a cui l'uomo ha sempre stentato a rassegnarsi; pertanto ha tentato difficili strategie di difesa perlopiù orientate alla più che empirica prevenzione. Un'anziana contadina, Maria Morselli di Cibeno di Carpi, riportava questo antico detto che in modo sintetico ed efficace descrive la condizione di quanti traggono dalla terre le risorse per vivere: Quand al teimp l'è brutt/ anch' a srèr tutt i uss/ al cuntadèin al làsa fôra tutt i sô bein (Quando il tempo è brutto, anche se si chiudono tutte le porte, il contadino lascia fuori tutti i suoi beni.)
I tentativi di avere un seppur parzialissimo controllo sugli eventi meteo si avvalevano di annotazioni e memorie trasmesse oralmente inerenti eventi particolari, nella convinzione che nulla accada che non sia già accaduto. Ancora si tentava di interpretare presunti segni attraverso azioni dai tratti quasi rituali, messe in atto in specifici periodi dell'anno, concentrati particolarmente tra dicembre e gennaio. L'esperienza diretta o trasmessa, generava azioni precauzionali che al massimo limitavano i pericoli ma certamente non li escludevano.
 

I santi ai quali si attribuivano poteri di intervento sui fenomeni atmosferici, citati nelle testimonianze orali e nelle cronache per via di tridui di richiesta intercessione a loro indirizzati
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S. Valeriano, comprotettore della città di Carpi era il Santo al quale ci si rivolgeva perché ritenuto in grado di intercedere negli eventi meteorologici. Un suo busto è conservato nella Cattedrale cittadina e a lui erano indirizzate tridui e preghiere in occasione di particolari calamità.
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S. Bernardino da Siena, protettore della città di Carpi, santo taumaturgo, invocato particolarmente contro il colera, eccellente predicatore. Murato sui portoni d'ingresso delle case più vecchie sia cittadine che rurali, si può scorgere il monogramma di Cristo: IHS . Ad ispirargli questo simbolo fu l'attenta analisi della mentalità biblica presso cui l'invocazione del nome è chiamata diretta della persona evocata, la quale, rispondendo. può agire in tutta la sua potenza e misericordia. Anche a lui ci si rivolgeva con preghiere e tridui di carattere meteorologico, quando le preghiere a San Valeriano apparivano vane.
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- Ed calend ed descalendri mi n'cur/ basta che al dè ed San Pèvel a n'sia scur//
(Di calende e scalendre me ne curo/ basta che il giorno di San Paolo non sia scuro)
- Se per San Pevel l'è srein/ tutta la gint la starà bein// Se veint a tirarà/ la guera a s'farà/ Sa vin la nebia e l'han và via/ L'è segn ed muria//
(Se San Paolo è sereno, tutta la gente starà bene; se vento tirerà, la guerra si farà; Se viene la nebbia e non va via, è segno di moria.)


Non mancavano azioni come quella della preparazione di croci alle quali era assicurato l'ulivo benedetto che venivano piantate tra le colture nel giorno di Santa Croce, quindi le Rogazioni e, in concomitanza al pericoli di grandine o forti temporali si provvedeva ad accendere un fuoco sulle aie con i resti del brocco di Natale, l'ulivo benedetto e gettandovi tutti gli arnesi appuntiti del camino e di lavoro. Nell'eventualità che detta azione non sortisse risultati, non rimaneva che invocare l'azione del parroco affinché suonasse le campane a distesa che avrebbero dovuto dissolvere il pericolo di grandine e, quale ultima istanza, invocare Santa Barbara e San Simone.
 

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Rituale della Santa Croce (3 Maggio), documentato a Budrione di Carpi, messo in atto da Bruna Arletti. Foto di Giuseppe Lodi, databile 1980.
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"Santa Barbara e San Simoun/
liberem da la silta e dal troun/
liberem da la sajetta/
Santa Barbara benedetta//"


Gli eventi meteorologici di questi ultimi anni creano concreta preoccupazione a livello mondiale, specialmente in ragione del fatto che le cause delle sensibilissime mutazioni sono riconducibili alla distruzione speculativa e incontrollata di gran parte delle risorse ambientali e a sistemi generalizzati di uno straordinaria e altrettanto incontrollata emissione di gas nell'atmosfera, entrambe capaci di sconvolgere gli equilibri naturali.
I dati sotto riportati nulla tolgono alle preoccupanti, catastrofiche tesi degli scienziati che sollecitano l'intera umanità a mutare strategie, e però vero che per chi come il sacerdote Don Antonio Bellini di Carpi si dedicava alla ricerca sulle fonti archivistiche, poteva sortire la seguente considerazione "Ieri come oggi le stagioni erano pazze" Questo il titolo di un articolo da lui scritto per L'Avvenire d'Italia uscito il 9 giugno del 1957 in cui esordiva scrivendo: "Anche quest'anno come l'anno scorso, i nostri agricoltori sono preoccupati per le avverse condizioni stagionali che minacciano seriamente i raccolti … si va incolpando chi forse meno colpa potrebbe avere, non risparmiando il Bendandi colle sue macchie solari e le terrificanti esplosioni delle bombe atomiche. Non voglio qui entrare in merito delle cause delle avverse condizioni meteorologiche, ma solo desidero mostrare al paziente lettore alcuni casi, scelti tra i moltissimi che ho sotto gli occhi di alterazioni tramandate dai nostri antenati." Proseguiva quindi riportando alcune annotazioni tratte dalle cronache cittadine. Sull'onda di questa lettura, si è provveduto alla trascrizione delle varie note di carattere meteorologico rinvenute nei vari percorsi di ricerca.


Eventi registratisi in Carpi a partire dal 1670, tratti da varie cronache
Ricerca di Luciana Nora


Da manoscritto di don Paolo Guaitoli, riportante cronache rinvenute negli archivi -
Anno 1670 - "L'anno 1670… fu memorabile e funesto alla città di Carpi… per i disastrosi accidenti fu sensibile e deplorabile non solo al nostro paese ma a tutta la Lombardia. Poiché nel mese di giugno scese dal cielo due volte sì furiosa la grandine di straordinaria grossezza, che non solo ruppe i tetti della città e delle ville con danno notabile per il risarcimento delle tegole, ma quel che fu peggio conculcò sì fieramente i raccolti della campagna che promettevano un'abbondantissima messe, che alla più parte de' poveri contadini fu necessario adoperare il ferro da segarli, non la falce da mietere; riuscendo anche la stoppia inutile e cattiva al pascolo delle bestie, pestò il fieno ne' prati, e l'erbe de' campi con grandissimo pregiudicio degli armenti e guastò le vigne, sfrondò gli alberi, e l'uve ancor tenere svelse da' pampini. Non contento il cielo di questa strage funesta aggiunse nuovo flagello scaricando ne' mesi di Luglio e Agosto altre tre fiere tempeste, che rovinarono in moltissimi luoghi gli avanzi della prima disgrazia, e finì di vendemmiare le viti, e battersi i frutti a segno che per questi tempestosi accidenti né si vendemmiarono l'uve, et i più fortunati hebbero molto scarse le rendite delle loro fatiche, et in generale s'ebbe da sospirare e da piangere. Né qui finì l'ira della Divina Giustizia, poiché per mostrare contro di questa povera Patria più sensibile il suo sdegno, permise che un fiero turbine, mentre infuriava la grandine, schiantasse e con deplorabile caduta, rovesciasse nella fossa il nostro famoso carpino sopra i cui rami già posò il generoso falcone, pianta presa da questa città per stemma gentilizio, che s'era mantenuta in piedi verdeggiante, benché annosa, e quasi oramai vestita solo dalla corteccia nodosa per tanti secoli contro la furia de' venti e la durità del tempo che il tutto rode e consuma, e quel poco di tronco che v'era rimasto per memoria dell'ira del cielo fu dalla falce indiscreta reciso, acciò non ne rimanesse, il ché fu osservato per funestissima auguria. Nel mese d'ottobre successivo piogge continue che allagarono i paesi bassi e soggetti all'acque per non potere i fiumicelli et i torrenti del carpeggiano tributar le sue acque nel fiume Secchia che minacciò una generale inondatione sormontando gli argini, e durossi gran fatica et industria a trattenere la piena, e verso il Modenese traguazzò con danno considerabile sì che la stagione riuscì pessima per i seminati et in moltissime campagne non potè l'aratro coprirne un grano."

Da Cronaca carpigiana di Alfonso Piccioli
16 febbraio 1684 -
"Il primo giorno di Quaresima cadè tanta neve, siccome il giorno seguente, che si lasciò di predicare, perché la gente non si partirono di casa."

15 marzo 1685 - "L'inverno di detto anno fu abbondantissimo di neve quale apportò grandissimo freddo di maniera che gelarono la maggior parte delle viti su il carpigiano."

25 aprile 1688 - "Piovette tanto in questi due giorni tant'acqua che venne una grande inondazione sul carpigiano."

16 ottobre 1699 - "Un vento impetuosissimo con pioggia assai grande in giorno di venerdì alle ore vint'una questi ha fatto cadere molti arbori, anche de' più forti."

Da scritti di Don Giovanni Veratti, parroco di Vallalta (attinto da Don Antonio Bellini "Notizie storiche riguardanti la Diocesi di Carpi - miscellanea":
""[L'anno 1709 fu] tale freddo et acuto qual poi seguì per molto tempo che in tre giorni restavano congelati tutti i fiumi più grandi in tal modo che il Po fattosi come un maselo [indurito come legno massiccio] sopra le di lui acque impetrite transitavano li carri e bestiame come per appunto fossero passate sopra la dura terra. Dopo tre giorni cadè tanta neve dal cielo quanta mai sia caduta ai giorni nostri, di poi fece il cielo sereno con sì orribile freddo che niente giovava stare rinserrati in casa e ripararsi dal freddo con l'aiuto del fuoco.Delli effetti di tanto freddo ne narrerò alcuni particolari:il pane tutto gelato, il vino pieno di ghiaccioli e, benché riscaldato, difficilmente se ne poteva cavare dalle botti: la menestra bollente subito si congelava.. .tutte le viti dell'uva si seccarono, li ficchi e gli arbori delle noci, i seminati pativano molto in tal modo che l'anno susseguente fu gran penuria in modo che il formento si vendeva a lire trentasei della Mirandola, la fava lire ventiquattro… nell'autunno suddetto venne tanta fame. Questo fu l'anno che diede credito e nobilitò il famoso cibo della polenta quale prima solo il nome sembrava infame in tal modo che se un miserabile plebeo ne voleva mangiare si rinchiudeva in casa... e niun birbante avrebbe detto: - io ho mangiato della polenta.- In detto anno la nobiltà, parte per fame e parte per la necessità ne mangiavano: onde nacque il detto comune che la polenta andava in carrozza"

Da Cronaca carpigiana di Alfonso Piccioli
27 maggio 1723 -
"Tempestò una gran parte del carpeggiano, quale apportò gravissimi danni alli cittadini."

20 luglio 1725 - "In quest'anno è stata tanta siccità, che fino a Novembre non è mai piovuto, che piccola rugiada in maniera che non si trovava più acqua, che in pochi pozzi, e particolarmente in campagna non sapevano come abbeverare li poveri bestiami; per questo furono obbligati li cittadini far fabbricare pozzi tanto in campagna quanto in città, e cavare molte braccia in giù li già fatti per avere acqua, ed in occasione di essere arrivata la stagione di far li vini, andarono dalli amici a pigliare delle botti per non ridursi di far li vini senz'acqua."

18 novembre 1726 - "E' arrivato a questa giornata l'autunno senz'acqua, di maniera tale che vi era tanta polvere sopra alle strade, che superarono di gran lunga il mese di agosto, per tal siccità non si è veduto ancora un grano di formento nato nel carpigiano, modenese, ed altri paesi circonvicini, è l'acqua si è avuta per l'intercessione del nostro Avvocato San Valeriano, che essendo fatta la processione nel giorno diciassette, subito si oscurò il cielo, ed alli 18 venne l'acqua; molti avevano da seminare il frumento dubitando di perderlo, avendolo seminato, gran scarsezza ancora di acque nei pozzi ed ancora nei fiumi reali."

9 agosto 1727 - "Alle ore due circa, venendo li 10 giorno di San Lorenzo in domenica si sentì all'improvviso un fulmine tanto impetuoso, che sembrava diroccasse tutta la città; la mattina si scoperse che detto fulmine aveva colpito nella Torre Maggiore, ed aveva fatto una rottura nella cima della suddetta cioè sopra la Ghirlandina di larghezza oncie 18 e lunghezza oncie 30, oltre ad aver spezzato minutamente un arbore di moro [gelso] posto sopra le mura dirimpetto all'orto di Sant'Antonio Abate, di quel legno vi andò lontano circa 40 pertiche, e tutta la vicinanza ruinata."

10 luglio 1729 - "In giorno di domenica verso le 22 venne improvvisamente una così grossa tempesta che arrivava alla grossezza dell'ova d'oca e la mezzana all'ova di gallina. Questa battette una buona parte del carpeggiano, e particolarmente Carpi dove rovinò li tetti delle case, le vitriate, e tutto il resto che era esposto al flagello."

15 agosto 1733 - "La giornata suddetta verso le cinque pomeridiane successe un grosso temporale accompagnato da una grossa tempesta quasi come le noci, con la Lama di grossezza, con un fulmine verso la fine accompagnato, che squarciava gli alberi affatto in terra e me fracassò molti, massime di quelli assai fragili, ed in tale impeto il suddetto fulmine atterrò un pezzo di muraglione di braccia 40 ragione delle Monache di San Sebastiano, situato contro il Ghetto degli Ebrei e nel cadere urtò contro alle case delli Ebrei ed ammazzò una Ebrea, che era verso al principio, cosa molto deplorabile."

1735 - "L'anno scaduto è stato molto pernicioso per la privazione totale del raccolto fatta da un vento Scirocco nell'atto di granire il frumento, quale levò tutto il grano, di maniera che è arrivato al valore del frumento a £ 110 il sacco, e la fava a £ 65, il formentone a £ 55…"

2 novembre 1770
Da manoscritto conservato presso l'archivio della parrocchia di San Marino di Carpi.( copia conservata presso la Sezione Etnografica - Vedi argomento Bonifica).
"Memoria come nel giorno della commemorazione de' morti, alli due cioè di 9mbre dell'anno 1770 si ruppe un argine di Secchia, chiamato la Balugola su quel del marchesato di Soliera, per la... rottura dalla lunghezza di sessanta e più pertiche, uscirono in tal copia le acque, che inondarono molte ville d'intorno e tra queste quella di San Marino, nella quale dette acque dove, il sormontare quasi tutto l'argine della Lama, vi fecero una rottura di sotto al Ponte del Lama... della lunghezza di otto pertiche che allagarono la maggior parte di questa villa e crebbero fino all'altezza di dieci braccia verso le tre; ed in questa canonica vi venne all'altezza di mezzo braccio; non arrivò però sul sagrato attesa la di lui altezza. Si perderono i seminati, restarono rovinate molte vernaglie e si soffrirono altri danni
Alli 29 novembre nella notte replicò l'inondazione, e fu gagliarda e più copiosa della prima...."


Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
13 settembre 1788

"Sull'ora della mezzanotte cioè alle dodici e mezza s'alzò un orribile temporale che coprendo il cielo sembrava tutto fuoco, incominciavano quantità di fulmini che sembrava imbiancasse Carpi e se ne contarono da sedici consecutivi, due dei quali investirono la torre della Chiesa di San Francesco e tutta la rovinarono, scagliando le pietre a non ordinaria distanza, rovinando tutto il tetto della chiesa, ed un altro fulmine entrò per il cupolino della chiesa di San Nicolò, investì il ferro del baldacchino dell'altare maggiore, indi si scagliò nell'organo e lo incendiò restando intatta con sorte le canne.

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
1800 -
In una nota a fine anno, senza darne le motivazioni, il Saltini scriveva: "Da quest'anno non si fece uva per sorte alcuna, tutte le viti erano sterili, e dovette provvedersi d'uva altrove, e molti anche dalle montagne, per cui le uve anche bianche furono vendute, e rispettivamente pagate qui in Carpi L. 60 modenesi per soglio, e fu posta molta acqua ne' vini, e non andò a male e fu ottimo.

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
9 luglio 1801

"Luglio giorno di Giovedì arrivò un vento tale che si perdettero bovi, cani e uomini per aria e precisamente a Pegognaga e cacciò pure anche a terra delle case."

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
giugno 1804

"Venne tanta tempesta che la gente con palotti la univano che pareva tanta neve da lontano."

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
19 marzo 1815

"Venne tanta tempesta in Carpi che erano quasi coperti i coppi delle case e le contrade parevano coperte di neve così nel susseguente giorno c'errano anche le mucchie come era prima."

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
Luglio 1816
[La sotto riportata nota del Saltini induce a supporre bizzarrie stagionali]
"In quest'anno si fece poco raccolto per cui il formento era a L. 150 di Modena il sacco e s'incominciò a far mietere sul principio di detto mese e non prima e nel giorno 18 come eravi da mietere ancora del formento grosso atteso la stagione… Essendo un anno molto sterile e non ritrovandosi persona che accudisse al mantenimento della popolazione e li fornari essendosi spiegati di non potere al di là che potessero…la Comunità smembrò delli maggiori estimati onde fornissero un forno per comodo della Popolazione…"

Da "Cronaca di Carpi" di Giuseppe Saltini
26 aprile 1817

"In questa sera nevicò talmente che proseguì ancora nel 27 a tal segno che fu empita la ghiacciaia: cosa mai usata in quest'epoca."

Ottobre 1817
"Era arrivata quasi la fine di questo mese e nessuno aveva potuto seminare atteso il cattivo tempo e stagione piovosa."

Giugno 1819
"Sulla fine di giugno andante e principio di luglio si è fatto vedere una stella cometta fatta così: cioè i raggi erano all'insù ed in questi giorni eranvi un caldo eccessivo: la detta Stella Cometta era posta verso sera a Libeccio col Settentrione."

31 Agosto 1819
"Un violento uragano scoppiò in Carpi per cui un'impetuosa tempesta e vento accadde: molti camini caddero e diversi tetti si aprirono."

13 agosto 1820
"Siccome erano più mesi da che non era piovuto ed essendosi per fino quasi asciugati i pozzi, e non potendosi nemmeno custodire i terreni oltre l'aver fatto due divoti tridui nanti San Valeriano ad petendam pluviam, non che un altro fu pure fatto dalla Confraternita di San Bernardino in sua Chiesa davanti detto Santo. La Cattedrale ne rinnovò un altro alla fine del quale fu fatta una solenne processione coll'intervento di tutti i villici pure in processione che furono invitati"

25 dicembre 1821
"Giorno del SS. Natale fu una giornata caldissima per cui si sudava e non era necessario portare il tabarro."

23 ottobre 1824
"Pochi giorni sono si sentì dire che il fiume Secchia aveva rotto e le acque erano arrivate fino a San Felice... 26 ottobre In questa notte furono requisiti molti sacchi alli Ebrei per empirli di terra e per servirsene alla rotta del Secchia.

Marzo 1825
"Questo inverno è stato molto godevole senza freddo, senz'acqua e senza neve, sempre sole e v'era la polve per le vie come di primavera e molti pozzi con poc'acqua."

Aprile 1825
"Sono state fatte molte orazioni per ottenere la tanto desiderata pioggia che tanto le campagne quanto li pozzi ne abbisognavano. S. Valeriano fu esposto in Duomo per due volte anche la Confraternita di S. Bernardino espose le sacre Reliquie del Protettore facendo un devoto Triduo ne' giorni 15 - 26 e 27."

6 Maggio 1825
"Oggi è stato principiato un Triduo alla B.V. Assunta per ottenere la Pioggia e nell'ultimo giorno fu portata processionalmente."

10 maggio 1825
"Anche li Sacchi Neri nel giorno 10 ne cominciarono un altro facendo pure la Processione."

14 giugno 1827
Oggi la Confraternita di S. Bernardino ha dato termine ad un devoto Triduo fatto davanti al Santo protettore Bernardino per intercedere la grazia della serenità giacché erano più settimane che ogni giorno pioveva. Questo Santo fece la grazia addimandata per cui oggi e stato con solenne pompa cantato il Tedeum in ringraziamento...."

10 luglio 1828
"E' stata fatta una solenne processione dalla Confraternita di S. Bernardino essendo oggi l'ultimo giorno di un triduo fatto per ottenere la pioggia."

6 febbraio 1829
"E' stato pure un freddo eccessivo per cui è nevicato con bel sole e cielo sereno questo l'ho veduto."

Dicembre 1829
"In questo mese è venuta una quantità di neve che non si annovera tempo che ne sia venuta tanta in altri anni. Il freddo pure è stato ed è tanto eccessivo che si teme gran danno alle viti."

Gennaio 1830
"Grande neve e gran freddo"
"Un eccessivo freddo questa è la prima memoria"


6 gennaio 1830
"Gran neve"

Marzo 1830
"Nel liquefarsi la neve che era una grande quantità sopra la Chiesa cattedrale e siccome Mons. Vicario Can: Govi uno de' fabbricieri non volle e non intese di fare levare a tempo la neve sopra dal tetto così è caduta tanta acqua dalle volte di detta chiesa che tutta era inondata anche molte travi si ruppero insomma umido sopra ed umido per terra: non posso scrivere tanto quanto basterebbe per esprimere una buggerata tale."

17 giugno 1831
" Alle ore 11 ½ del mattino si levò un tempo cattivo per cui venne molta tempesta e colpì molte terre di più parrocchie i pezzi erano talmente grandi che se ne furono pesati di libbra e più."

1 agosto 1831
"Fenomeno per il cielo per cui il sole è di poca luce e dopo l'ora di notte dalla parte di tramontana gran luce rossa."

24 luglio 1832
"Questa mattina è scoppiata una saetta in villa S. Croce ed in un effetto goduto dalla Si. Anna Martinelli Araldi ed ha fatto morire due bovi nella stalla immediatamente."
4 settembre 1832
"E' molto tempo che piove per cui sonosi fatti Tridui a S. Valeriano, a S.Bernardino , alla Beata Vergine del Popolo, all'Assunta. E' un castigo.
23 settembre 1832

"E' tanto tempo che piove abbenchè in molte chiese siensi fatti Tridui per la serenità e quivi non si può nè arare le terre per seminazione, nè conservare i formentoni. Le continue pioggie che cadevano in questo mese fecero sì che l'acqua rovinato l'argine di Panzano. I Gargalli pieni e gli altri condotti non potevano tenerle per cui oltre questo la Lama, Fossanova, Tresinara non poterono ospitarle e molti si ruppero. Gran parte dei terreni Carpigiani erano coperti d'acque: nel giorno 29 settembre il sig. Giuseppe Paltrinieri mosso dalla curiosità di vedere questa inondazione partì in sediolo verso Tresinara; questi troppo coraggioso si rovesciò ed ivi annegò in Fossanova. Nel giorno 1° ottobre fu il suo cadavere ritrovato e venne trasportato alla Parrocchia di Santa Croce ove venne in quel cimitero sepolto. In questi giorni non si sente dire che chi è fuggito dalla propria casa per mettersi in sicuro, chi è fuggito in battello e ciò in Rovereto, S. Stefano Novi e più altri luoghi che tutti erano coperti di acque; anche più case si rovesciarono per l'inondazione e molte persone furono vedute morte nuotare nelle acque:oh che spettacolo."

7 ottobre 1833
"Questa mattina L'Illustrissima Comunità a sue spese ha dato principio ad un devoto Triduo nella Chiesa del Protettore S. Bernardino...per la serenità dell'aria.
Coloro di San Giovanni della Concordia si fanno lecito con queste disgrazie d'andare per acqua dentro in navazze a derubare nelle case disabitate di Novi e Rovereto.
S. A. R. Arrivato sul Carpigiano ha ordinato che sia fatto un taglio all'argine Secchia per farle introitare le acque che sono colà."


21 ottobre 1833
" La rotta di Secchia a Rovereto nuovamente fattasi con danno notabile perché tutto il lavoro fatto fu eseguito e di nulla ha giovato e si tornano ad allagare le terre anche di più del passato."

26 agosto 1834
"Quest'oggi si è levato un tempo che oltre ad avere dato abbondante pioggia, molta tempesta ancora la quale ha danneggiato in certi punti alcune delle nostre ville cioè di S. Croce, Quartirolo ed altre. Le uve, i pomi e le ghiande hanno patito.

21 marzo 1835
"Primo giorno di primavera acqua, neve e freddo. Nel giorno 22 lo stesso.

21 aprile 1835
Nelle campagne i vermi fanno strage del formento

18 aprile 1835
"Neve e se non fosse piovuto ve ne sarebbe stata un'altezza di ½ invece dell'altezza di una scarpa in terra. Questa partì entro il 19.
Il tempo così incostante pel freddo ed altre intemperie fa danno alle campagne per tutti i rapporti."


29 giugno 1835
"Giorno di San Pietro i contadini non hanno ancora dato principio alla mietitura perché ancora fresco."

Gennaio 1836
" Nell'entrata di quest'anno si fa sentire un freddo così ...che non si poteva far fronte alla sua rigidezza."

Febbraio 1836
"Quanta neve e acqua cade in questo mese e nel passato per cui si teme d'una rotta di qualche fiume."

2 maggio 1836
"Gran freddo e tempo all'opposto del mese ora entrato. Si è saputo che in Modena è nevicato molto in detto giorno; ne faccio memoria perché mi fu riferito da persone sicure e veridiche."

3 maggio 1836
"Seguita il freddo e conviene stare al sicuro e scaldarsi e portare ancora il tabarro giacchè si vedono spesse brine."

27 maggio 1836
"molta acqua, gran freddo che tutti quasi vestivano col tabarro. Con queste continue acque e freddi li formenti non crescono, le fave stanno piccole, le erbe mancano. Li animali non sanno con che alimentarsi. Oh che danni!"

12 giugno 1836
"Quasi tutti i giorni piove e perciò male per i raccolti."

Novembre 1839
"Tempo piovoso in maniera tale che per più giornate e quasi 20 sempre piovette per cui si ruppe il Po presso Bonezzo. Secchia anche esso andava sopra e le acque allagavano fino a Mirandola e più altre campagne."

23 novembre 1839
"Seguita pioggia e pioggia grande per cui anche in Migliarina quel canale ha rotto ed inondato parecchie terre. Il Prefetto quest'oggi è partito a quella volta abbenchè molto piovesse con Dragoni per dare quelle necessarie disposizioni di chiusure ove e come eseguir."
"Il nostro Mons. Vicario Gaetano Cattani con unna notificazione prega li Diocesani ad aiutare quelle povere persone che sono state private delle loro sostanze a causa delle acque. Molte case cadute, annegate uomini, donne, putti, bestie grosse e piccole in questo frangente..."


2 dicembre 1839
"Acqua e poi acqua e qui sempre si fanno orazioni e tridui"

6 dicembre 1839
"Acqua sempre più continua e vi sentono dalle parti basse che s'inondarono gravemente e particolarmente le ville presso Mirandola."
"In tutte le chiese si fanno funzioni e preghiere per ottenere la cessazione delle acque"
"Molte bestie bovine arrivano in città che vengono condotte dalle ville circonvicine falciate dalle acque per cui le stalle a portici del castello assai piene ed altre case."
"Ha rotto anche la Lama e il cavone e le acque si allargano."


13 dicembre 1839
"Questo giorno è stato tutto di sole dopo di 58 giorni quasi di continua acqua."

12 luglio 1840
"Quest'oggi alle 2 pomeridiane si è levato un turbine tale che ha dato tanta tempesta che ha fatto tanto danno alle ville particolarmente di Migliarina, Budrione, parte di Fossoli, Cibeno, Sanmarino, Carpi e Quartirolo. E qui in Carpi pareva fosse nevicato era di grandezza come le nocciole ed ha durato più di un quarto d'ora così secca. Il Duomo, S. Nicolò. S. Francesco e altre chiese e case hanno avuto danno notabile alle finestre e coppi."

8 febbraio 1841
"Questa notte si è veduto in cielo un fenomeno alle ore 10 ½ circa che poi si perdette a levante con un rimbombo."

2 giugno 1841
"La prateria di Cortile viene segata perché le locuste (o cavallette) distruggono il fieno in gran quantità.

29 -30 gennaio 1842
"Gran neve e per 37 ore continue e più di quella del 1829 arrivò all'altezza di 17 oncie il Corriere di Milano arrivò oggi 31 gennaio con stento ...Tutti facevano scaricare le case ."

Maggio 1842
"Questo mese di maggio è stato ed è piovoso molto a danno delle campagne particolarmente di quelle basse terre."

17 maggio 1842
"sono da quasi 20 giorni che piove quotidianamente e li capitali o bestie bovine sono dappertutto prive di fieno ed occorre a molti far segare prati per alimentarle ma con che? Erba d'acqua. Pertanto si va facendo in questa Diocesi Tridui per ottenere come si spera.
Per causa delle grandi acque che sono venute e vengono di continuo molte e molte persone e contadini si trovano imbarazzati per mancanza di fienagione da darsi alle bestie bovine."


15 settembre 1842
"Per le acque cadute dai monti in grande quantità e per quelle piovute al piano hanno fatto sì che Secchia (il fiume) ha rotto coronelle e argini per cui e dalla casa detta Cavalcatora per andare a Modena e alla Villa Galli ha rotto in maniera che le acque sono arrivate ad allagare parte di Limidi e via a Sammarino, Rovereto e molte bestie bovine sono condotte a Carpi e molti sono partiti dalle abitazioni per salvarsi ma per pochi giorni perché il cielo si fece terso e sereno."

17 settembre 1842
" Non bastò che il cielo si rasserenasse perché le acque sempre più calavano da monti e ne venne che giunte queste oltre le cadute giù benchè tenui, giunsero alli confini del Carpigiano cosicché queste giunsero a Novi ed allagarono d'intorno al borgo e chiesa tutte quelle possesssioni e tutti i prati di Fossoli e fu detto che tra Rovereto e Novi fossero cadute 7 case oltre più persone perdute e annegate e ghiacciate. Le acque sempre si fanno all'insù e sono giunte alla Ca' del Vento. Le acque stesse sono d'aumento dall'altro anno di alluvione all'altezza di ? 18."

21 settembre 1842
La stagione sempre piovosa ed acquosa e le parti del Novese e gli altri più abbasso circonvicini si empiono sempre più d'acque ed a cagione di ciò venti altre case cadono in un mucchio di rottami"

28 settembre 1842
"Le acque seguitano ad inondare le basse terre del Carpigiano con danno di quelli abitanti."

7 ottobre 1842

"Questa mattina e tutt'oggi ha nevicato per la prima volta."
1943 annotazione al 16 Dicembre
Questo anno è stato ottimo per il tempo per cui non è stato necessario di pregare né per pioggia né per sole ma tutto propizio però non è venuto neve e non si potè empire la ghiacciaia e vi fu molto da fare per la conservazione carni.


18 marzo 1845
"E' molto tempo che oltre la neve già venuta piove molto e si teme una inondazione per cui non si è potuto terminare la piantagione della fava, non si può potare e nello stesso tempo la piantagione del formentone i molti temono d'un anno mediocre."

31 maggio 1845
"Oggi primo giorno di buono poiché sempre acque, freddi e altre intemperie contro il bene dei fieni, frumenti e marzatelli si spera che dopo tanto tempo freddo ... possa stare buona stagione incominciando da oggi."

12 luglio 1845
"Nel dopo pranzo di questo giorno una ben forte saetta o fulmine ruinò in Migliarina una parte della torre anzi campanile per cui dalla parte settentrionale cadè tutto il volto e cornicione oltre avere dato la morte al campanaro che suonava le campane secondo il solito di queste ville in tempo cattivo e morì al piede di essa torre ove trovavasi suonando e si chiamava ... Pivetti d'anni circa 25 Più detta folgore ruinò in certi punti la Canonica e poche cose anche in chiesa. Io stesso sono stato a vedere nel giorno 14 come mai non si può spiegare del come abbia esso fulmine fatto il giro perché ha offeso in più punti e chi sa che fosse più d'un fulmine. Guai! Se era giorno festivo che poteva morire più e più persone..."

27 luglio 1845
"Tempesta in questa mattina che ha devastato alcuni luoghi e particolarmente nel Migliarinese e parte di Budrione ma contentiamoci abbenchè le palle fossero di grossezza d'una grossa noce anche coperte colla così detta volgarmente (lama)

29 ottobre 1846
"Sono undici giorni che sempre piove e molti e molti contadini non hanno terminato di seminare il frumento."

11 dicembre 1846
" E' stato sentito in questa notte il vento, tuono, acqua e finalmente veduto nella mattina neve cosa mai usata."

28 novembre 1850
"Giorno curioso. Scuro scurissimo - acqua, lampi, tuoni, aria calda.
In quest'anno non si è fatto noci né ghianda..."

Da Giornale per le domestiche spese dell'anno 1831 del dott. Gio Battista Tomeazzi (Modena): 10 febbraio. Giovedì grasso - Bellissima giornata di vero estate.
11 febbraio - Bellissima giornata di vero estate, si suda, e se non cangia stagione tutto vegeta e muove.
12 febbraio - Bellissima giornata senza brina e caldissimo di estate. Pare impossibile.
13 febbraio - Bellissimo di vera estate. Si suda. Sorprendente stagione, se dura…
14 febbraio - Bellissima giornata di vero estate. La vegetazione muove, ma questa mattina col vento di ieri era una bella brina

Da "Memorie dal 1640 al 1845" - Parrocchia si S. Maria in Fossoli
Ottobre 1842
"nell'ottobre 1842 in causa di copiosissime piogge cadute ai monti appennini e dalla liquefazione di gran copia di nevi che dovevano essere in quelle ghiacciaie quasi perpetue, il Reno …il Crostolo e diversi suoi affluenti nel Reggiano, il Panaro e la Secchia nel modenese, o ruppero gli argini o soverchiarono in tal modo che quasi tutto il finalese fu coperto di acque e da Rubbiera in avanti la Secchia allagò parte di Campogalliano, S. Pancrazio, Gargallo, Solliera, Limidi, porzione del Quartirolo, Cortile, Rovereto, S. Marino e Novi massimamente, in gran parte sepolti sotto questo mobile elemento. La cattiva stagione durò più di un mese. Tutti i prati di Fossoli affondarono avendo l'impeto delle acque rotto l'argine del canale di là del mulino di Novi."

Da "Metodo sperimentato per la fabbricazione di un vino senza uva", Modena, 1854
"Egli è da tre anni che morbose vicende defraudano o in tutto o in parte, le viti del caro frutto vinifico. Da ciò la scarsezza di vino...Una intemperie stravagante minacciava anche la penuria di grano..."

Dalla Cronaca Parrocchiale di Cortile di Carpi - 8 settembre 1880
"Per la gelata generale e totale delle viti, in conseguenza dell'ultima scorsa rigidissima invernata, il raccolto dell'uva è andato letteralmente perduto. Le viti hanno però rigogliosamente pullulato al piede da dare speranza per una discreta raccolta di uva nell'annata prossima ventura."

Dalla Cronaca Parrocchiale di Cortile di Carpi - 21 luglio 1890
"Dopo una lunga e ostinata siccità… ieri, verso il mezzogiorno si scatenava sulla nostra Parrocchia tale un uragano da mettere al solo mirarlo lo spavento e la desolazione! E le tristi apprensioni passavano ben tosto nel campo della realtà. Fu un momento terribile di angoscia per la totale devastazione resa ormai certa pel continuo rumoreggiare del tuono, pel vento furiosissimo e vorticoso e pel cielo fatto quasi di piombo. Per questi segni la procella era dichiarata imminente e tale da far presagire lo sterminio totale di ogni prodotto. Ed infatti al vento che rompe imposte, schianta piante ed abbatte comignoli, succede un rovescio formidabile di acqua mista a grandine, la quale in pochi minuti fa strage delle campagne e delle case! In mezzo a così immane sciagura è generale la voce non trattasi già di grande uragano, ma bensì di tromba marina o ciclone devastatore! E non può essere diversamente se si riflette ai molteplici e gravissimi danni arrecati. Gli alberi divelti dal suolo si contano a migliaia le piante danneggiate sono senza numero, gli edifizi avariati moltissimi. Una bufera simil fatta, a memoria d'uomo, ed in questa località, s'era mai registrata… Il ciclone nella sua corsa sfrenata e devastatrice da Ovest a Nord Est ha seriamente danneggiate le ville di Budrione, Migliarina, Cibeno, Fossoli, San martino Secchia gettando lo squallore e la desolazione nelle ville oltre Secchia in quelle di Motta, cavezzo, Villafranca e San Giacomo…"

Dalla Cronaca Parrocchiale di Cortile di Carpi - 24 luglio 1890
"Nel pomeriggio di ieri siamo stati nuovamente minacciati da un violento temporale con impetuosissimo vento. L'acqua è caduta a catinelle, ma non havvi a deplorare veruna disgrazia."

Da Cronaca Solierese 1864 - 1901, Modena, 1996. (Pubblicazione presente in Centro Etnografico: vedi Soliera) 1867: "Oggi 25 maggio fa gran freddo e il termometro segna sette gradi a stento …. Cambiamenti di stagione: Sono curiosi li cambiamenti della stagione. Il Luglio è stato caldissimo e così è stato il Settembre, quando improvvisamente il termometro discese fino ad otto gradi: Tornò poi un po' di caldo ma col ) Ottobre ci siamo vestiti da inverno e ci scaldiamo al fuoco… Il freddo si è fatto zero nel giorno 28 ottobre…"

Da Cronaca Solierese 1864 - 1901, Modena, 1996. (Pubblicazione presente in Centro Etnografico: vedi Soliera) : "Grande siccità - 26 aprile 1893. Il 26 aprile 1893 abbiamo avuto una siccità veramente straordinaria. I più vecchi della parrocchia ricordano quella del 1817 nel quale anno piovè solamente in maggio, ma l'autunno e l'inverno precedenti erano stati umidi assai. Io ricordo quella del 1846 ma fu ben lontana dalla presente. Noi abbiamo avuto l'autunno sereno, l'inverno uguale tranne poca neve sciolta a forza di sole; mai bagnata sufficientemente la terra e la siccità si estese disgraziatamente a tutta l'Italia. I nostri prati non si sono rinverditi bastantemente; tutti li marzatelli non nati; solo il frumento nei terreni di forza regge bastantemente; il frumentone in gran parte non è nato. Dalle istorie passate si ha che la più grande siccità venne dal 1540. Quella del 1562 durò dal Gennaio al Maggio, poi dal Luglio al Settembre. Quella nell'anno dopo altra grande siccità. Si andò per questo in pellegrinaggio ad adorare il legno della Santa Croce a Nonantola. Finalmente quella del 1778 nel quale anno non piovè mai dal Novembre al Maggio. Si asciugarono i fiumi, restarono i canali senz'acqua e non si potè più macinare. Non sappiamo se queste siccità si estendessero anche in tutta l'Italia. Perché cessasse il flagello, ovunque si sono fatti tridui e noi ne abbiamo fatti già tre, l'ultimo dei quali con oblazioni raccolte in parrocchia consistenti lire 155,60. Il programma era il seguente: esposizione del Santissimo come nelle Quarant'Ore; predica due volte al giorno dal Padre Antonio, vicario dei Frati Minori di Carpi; duecentonovanta lumi accesi in tutta la chiesa e concorso straordinario dei fedeli. Nella notte del 22 Febbraio, secondo giorno del triduo, piovve un poco, ma poi il vento ricondusse la serenità. E l'ultimo giorno di questo triduo solennissimo, nel dopo pranzo, terminata la predica, si è fatta la consacrazione solenne di tutte le famiglie di questa parrocchia al S. Cuore, però la pioggia non cadde ancora sufficientemente, ma la fede aumentò nei fedeli, per cui, il giovedì 27 Aprile, si pensò nel dopo pranzo di trasportare processionalmente a Soliera la Madonna delle Grazie, ove stette sino al mattino del 2 Maggio….Due volte è calato poca pioggia, però la siccità continua. Invece è piovuto bastantemente nel Bolognese e nelle Romagne, nelle Marche, però noi continuiamo a pregare.

Da Cronaca Solierese 1864 - 1901, Modena, 1996. (Pubblicazione presente in Centro Etnografico: vedi Soliera) : 1868 - Gran nevicata: Nella notte del 1° giorno dell'anno in poche ore cadde qui 66 centimetri di neve ed a Modena 70. A Levizzano ne venne più di un metro ed a Pavullo due metri, in guisa che per più giorni fu interrotta ogni comunicazione. Dopo la nevicata il freddo si è fatto terribile scendendo fino a sei gradi sotto zero. La terra è rimasta coperta fino a tutto Febbraio… Cambiamento di temperatura e scarso raccolto Abbiamo una stagione delle più stravaganti. Mentre nei giorni 26 - 27 - 28 maggio vi era un caldo insopportabile al punto che nel giorno 28 il termometro segnava gradi 29, il 4 luglio segnava solo 14 e ieri l'altro segnava 13,5. Il raccolto del frumento è meschino al punto che in massa non si fanno sei sementi. Le rughe ci hanno ruinata la foglia dell'olmo e gli scarafaggi, le cosiddette mosche d'oro, in quantità spaventevole ci hanno ruinato le viti e frutti. Il Comune ha fatto dar la caccia a queste bestiole pagandole centesimi 20 il chilo ed esse si sono perdute. Nell'uva abbiamo la malattia. Dal 1° di Luglio a questa parte, cioè dal giorno 5, sempre piove, per cui non si può trebbiare… Danni vari subiti durante l'anno: l'anno che termina 1868 è stato tremendo prima per le nevi che vennero nel gennaio; poi per le acque e le inondazioni che devastarono tante province, poi per la scarsità del raccolto e la esorbitanza delle tasse alle quali metterà il colmo la tassa sul macinato che andrà in corso con il 1° dell'anno. Il vaiolo ed il tifo hanno mietuto molte vittime. …"

Da Cronaca Solierese 1864 - 1901- 1869: "Inondazione - Nella giornata 22 ottobre 1869 in conseguenza di tremenda pioggia calata dai monti al piano, la Secchia fu colma d'acqua e ha rotto l'argine maestro di fianco alla chiesa di Rovereto. Ho atterrato cinque case e il muro del cimitero. Queste basse pianure sono coperte di acqua e chissà per quanto tempo! Alle case si va con le barche. L'argine è stato portato via per la lunghezza di circa cinquanta metri. 28 ottobre: Oggi, 28 Ottobre, nevica tremendamente. La terra è tutta coperta e gli alberi piegati allo suolo pel peso della neve; nelle strade ne abbiamo un 10 centimetri. Era dal 1829 che non era nevicato così presto. Dopo la neve del giorno 28, è nevicato anche il giorno 29 e nella notte abbiamo avuto un gelo ben grande, sicché la neve è restata in terra per cinque giorni."

Da Luce,28 agosto 1890
"Lunedì scorso circa le dieci ore, un terribile uragano si scatenava su Carpi, abbattendo moltissimi camini e svellendo alberi non pochi. La furia del vento e dell'acqua fu indescrivibile. Le tegole volavano come se fossero lanciate da mani di giganti. Molte botteghe furono allagate. In piazza Vittorio Emanuele due baracche di girovaghi, l'una quasi tutta in legno e assai capace, l'altra più piccola, di tela, furono divelte, rovesciate, fatte a pezzi. Il proprietario della maggiore, un tal Antonio Brunelli di Pistoia , d'anni 38, padre di quattro bambini, rimase sotto il carro pur esso rovesciato, e n'ebbe fratturata la coscia destra…"

Da Cronaca Solierese 1864 - 1901, Modena, 1996. (Pubblicazione presente in Centro Etnografico: vedi Soliera) - 1894: Quest'anno abbiamo avuto un inverno pessimo. Cominciò a nevicare nel Novembre, poi molti giorni in Dicembre e in Gennaio; nel febbraio altre nevicate fino al 6 Marzo. La terra rimase coperta dalla neve fino al 16 Marzo. In Aprile e Maggio piogge dirotte ad impedire la coltivazione delle terre e così piogge anche nel mese di Giugno. Pochi giorni caldi, il resto con temperatura fredda e la neve cadde ben presto dai monti.

Da L'Operaio Cattolico, 15 - 16 settembre 1900v Case crollate a Fossoli " Sabato sc. in causa di un furioso temporale crollarono due case di proprietà del sig. Corazza. In una veniva trasportato il tetto e tre parti del fabbricato e l'altra veniva ridotta in un mucchio di rovine. Sotto la prima rimase un venticinquenne, facchino di Carpi. Col Saltini si trovavano al momento della catastrofe altre persone, le quali però riuscirono a salvarsi, riportando solo leggere contusioni e uno spavento indescrivibile. Si teme che il Saltini, specie per le lesioni interne debba soccombere."

Da L'Unione Costituzionale 31 marzo 1904: "Le piogge continue e torrenziali della settimana scorsa hanno arrecato gravissimi danni alle campagne tutte del nostro Comune, ma specialmente a quelle situate in posizioni depresse delle ville di Migliarina, Budrione, Fossoli e San Marino. Tutti i cavi grandi e piccoli sono stati incapaci a contenere una così grande massa d'acqua, caduta in un tempo tanto breve e quindi tracimarono inondando le circostanti campagne ed invadendo anche le strade provinciali e comunali. I danni maggiori però furono arrecati dal Canale di Migliarina che ruppe l'argine destro poco inferiormente alla chiesa di Migliarina. Molte famiglie di contadini furono costrette ad abbandonare le loro case ed a condurre altrove il bestiame. Occorreranno molti giorni perché le acque possano completamente defluire; e così i seminati verranno gravemente danneggiati ed i lavori agricoli dovranno essere sospesi. Nessuna disgrazia di persone. Speriamo nel ritorno del bel tempo."

Dalla Cronaca di Carpi di Don Ettore Tirelli
26 febbraio 1905

" Alle ore 18,20 rompe l'argine del Tresinaro presso la chiesa di Migliarina precisamente nella località rifatta nel decorso anno. Costò 75 mila lire. Gran parte del territorio di Migliarina, di Budrione e Fossoli è coperto dall'acqua."

Da L'Unione Costituzionale, 2 marzo 1905: "Le scioglimento della neve e le piogge continue di questi ultimi giorni hanno messo in piena tutti i nostri cavi ed inondato la parte valliva del territorio del nostro comune. Il Canale di Migliarina ha rotto l'argine in vicinanza della proprietà Benassi dott. Vittorio e nella località dell'Albergata."

Da L'Unione Costituzionale, 18 maggio 1905: "Questo maggio è proprio marzeggiante, poiché le continue piogge di questi giorni hanno abbassato la temperatura in modo tale che pare di essere tornati indietro bruscamente di due mesi. Ma quel che è peggio, questo maltempo, che ci opprime, non ci può far fare quei lavori campestri che tanto sono necessari…"

Da "Luce", 6 -7 marzo 1909 "Neve e neve!"
"Lunedì sera quando ad un tratto circa le 19,30 sotto il peso della neve si abbatterono i fili della luce elettrica e la città restò improvvisamente al buio un brivido di sgomento corse tutte le vene. Nevicava da quattordici ore e la neve che prima volteggiava sottile e leggera per l'aria, si fece larga, pesante, opprimente. Ogni cinque minuti la neve cresceva di un centimetro e sui tetti, per le vie ce n'era già oltre mezzo metro. Quali disastri si preparavano per la notte?...Gli stabilimenti di operai si erano svuotati per mancanza di energia elettrica e di luce.... La Giunta sentì la necessità del momento e provvide: il corpo delle guardie comunali veglierà tutta la notte, i pompieri chiamati in servizio saranno pronti... La Camera del Lavoro avvisata raccoglierà una squadra di muratori che stazionerà nei locali stessi della Camera... Fortunatamente verso mezzanotte la neve rallentò e non ci furono incidenti gravi..."


Dalla Cronaca di Carpi di Don Ettore Tirelli
10 - 11 giugno 1944

"Sono le 23 ½ della giornata del 10 (quarto anniversario della nostra entrata in guerra).
Lampeggia, tuona. A dir vero in modo da non capire che stia per scatenarsi un orrendo temporale. Da pochi minuti entrati nella giornata dell'11, scroscia impetuosa l'acqua, poi la tempesta si rovescia distruggitrice sui nostri promettenti raccolti per la durata di un quarto d'ora. Biancheggia la terra coperta da quattro a cinque centimetri di grandine. Desolazione! I verdeggianti pampini delle viti cariche d'uva sono a terra, il frumento sembra mietuto, il granturco che si ergeva diritto e scoperto, mozzato, solo mostra uno spogliato gambo, i prati non si riconoscono, tutto - notiamo che in questi critici momenti anche una piccola zolla di terra era stata tramutata in un orto di guerra - tutto è sparito. restano le piante con poche ed appassite foglie. La località più battuta è quella dell'Osteriola, prossima a Carpi, in villa Cibeno. Il cronista dell'Avvenire d'Italia (12 giugno) scrive:- Nella notte tra Giovedì e Venerdì di è abbattuto sul territorio carpigiano un furioso temporale. La grandine ha devastato i raccolti di tutte le ville circonvicine: frumento, uva, frutta, prati, prodotti secondari. L'epicentro del temporale si è avuto in località Osteriola a due chilometri da Carpi. Qui il paesaggio, a seguito del temporale, ha assunto l'aspetto addirittura invernale. Non si ricorda simile tempestata dal 1896: ma allora il frumento era stato già raccolto. I danni si fanno ascendere a molti milioni di lire.- Il temporale di cui fa cenno il cronista dell'Avvenire, avvenne nella notte tra il 7 e l'8 settembre del 1898. La località colpita fu la Croce in villa Quartirolo lungo Vianova per Correggio. Acqua, vento, grandine, fulmini portarono per più di una mezz'ora spavento e danni incalcolabili. Non una foglia può dirsi rimase sulle piante. Nel pomeriggio del giorno dopo i fossati erano ancora pieni di tempesta. Altro furioso temporale avvenne nella mattinata, ore 10 ½ del 29 giugno 1881 festività dei S.S. Pietro e Paolo. Mentre il vento nella sua distruggitrice impetuosità schiantava , numerose querce, la grandine devastava affatto l'intera villa di S. Croce ed in parte quella di Gargallo. Sembrò un fine mondo. Un fulmine andò a colpire l'Istituto degli Artigianelli presso alla torre della Sagra.


Dalla Cronaca di Carpi di Don Enrico Muzzioli
1945 - 21 luglio

" Da 5 mesi non piove. La siccità colpisce molta parte d'Europa: e incide fortemente sui raccolti. Qui da noi poco frumento, scarsità di fieno per cui si è costretti a vendere molto capitale bestiame: si prevede scarso anche il raccolto del frumentone."

9 settembre
" Finalmente piove davvero dopo circa 6 mesi di siccità ecettuata in questo frattempo qualche leggera pioggerella completamente inutile all'estremo bisogno; per cui tutti i raccolti furono scarsissimi, specialmente il frumento. Così in Italia e pare anche altrove."

Dalla "Cronaca di Carpi" di Don Enrico Muzzioli

1 luglio 1948

" Da parecchi giorni è freddo ( appena 11 - 13 gradi ) e piove ad intermittenza. I giornali e la radio hanno annunziato che è nevicato su tutte le Alpi e sugli Appennini (sul Monte Cusna 20 cm. di neve).

18 luglio 1948
" Tutto ieri è piovuto ( giornata nuvolosissima e fredda: stamane erano appena 10 gradi sopra zero. Ma che estate bizzarra ! Non c'è tempo da andare, come negli anni scorsi, al monte o al mare."

1 agosto 1948
"Oggi è stata la prima giornata calda: finalmente il caldo è arrivato."

26 0ttobre 1948
" Stamane alle 7 si è oscurato profondamente il cielo e, preceduto e accompagnato da tuoni e lampi - è venuto uno scroscio enorme tale di acqua misto a grossissimi chicchi di grandine, da parere un vero nubifragio. L'oscurità è durata fino alle 10. E l' acqua è caduta tutto il giorno e tutta la notte, quasi sempre abbondantemente.

Proverbi derivanti dall'osservazione di ripetuti eventi meteorologici

- Zner sut / graner grass // (gennaio asciutto/ granaio grasso.)
- Se gennaio sta in camicia/ marzo scoppia dalle risa//
- Gran fred de zner / impiss ca'e graner // (gran freddo di gennaio riempie casa e granaio.)
- In zner / tera bianca la fa buon pan/ terra negra gnanc' un gran//

(In gennaio la terra innevata fa buon pane/ la terra nera, neanche un grano)
- Guardev da un bel zner/ che mers e avril i v'la fan pagher//
(Guardatevi da un bel gennaio, perché marzo e aprile ve la faranno pagare)
- Pòlvra de zner/ la carga al graner//
- Se zner al fa al pchèe/ magg' l'è cundanèe//

(Se gennaio fa il peccato [ossia è bel tempo], maggio è condannato)
- Quand a gira la bega de zner/ tin dacat al to pajer//
(Quando l'ape o la vespa gira in gennaio, conserva il tuo pagliaio)
- Sant'Antoni da la barba bianca/ sa n' piov la nev la n'manca// (17 gennaio)
(Sant'Antonio dalla barba bianca/ se non piove la neve non manca)
- Per Santa Agnesa/ la lusertla la va su per la sresa// (21 gennaio)
(Per Sant'Agnese la lucertola sale sul ciliegio)
- Per San Vinceins/ al giass al sbrega i deint// (22 gennaio)
(Per San Vincenzo/ il ghiaccio rompe i denti)
- San Pevel cer/ Madóna scura// (S. Paolo 25 gennaio la Madonna è quella del 2 febbraio)
- Ed calend ed descalendri mi n'cur/ basta che al dè ed San Pèvel a n'sia scur//
(di calende e scalendre me ne curo/ basta che il giorno di San Paolo non sia scuro)
- Se per San Pevel l'è srein/ tutta la gint la starà bein// Se veint a tirarà/ la guera a s'farà/ Sa vin la nebia e l'han và via/ L'è segn ed muria//
(Se San Paolo è sereno, tutta la gente starà bene; se vento tirerà, la guerra si farà; Se viene la nebbia e non va via, è segno di moria.)
- San Zemian chega nev/ o cal la chega o ca la sfrega/ su per l'uss o per la porta/ lo l'in vol fer una sporta//
(San Geminiano caga neve; o che la caga o che la strofina, Su er l'uscio o per la porta, lui ne vuole fare una sporta.)

- Buona pioggia di febbraio/ vale quanto un letamaio//
- Ferver sut/ erba dapertutt//

(febbraio asciutto, erba dappertutto)
- Pioggia che a lungo nel febbraio dura/ d'una estate serena ti assicura//
- Fervarott curt curt/ l'è pes d'un turc'//

(febbraio corto corto, è peggio di un turco)
- Quand ferver a n' fervaresa/ mers malpeinsa//
(quando febbraio non febbrareggia [non è freddo]/ marzo malpensa [non è bello]
- Neva a ferver/ festa in graner//
(neve a febbraio, festa per il granaio)
- Sa gh'è al sol in d'la candleina/ l'è più al remèl che la fareina// (2 febbraio)
Se c'è il sole per la Candelora/ sarà più la crusca che la farina
- Sa pìcia al sol per la seriola/ o ca neva o ca piova/ o ca tira la sigajola// Tra piover o anver/ quaranta dè ed fred in n'in per mancher//
Se picchia il sole per Maria Seriola, o che nevica o che piove o che tirerà vento cattivo. Tra piovere e nevicare, quaranta giorni di freddo non mancheranno.)
- L'è mej incuntrer al lov per la via/ che vedr al sol per Santa Maria//
(E' meglio incontrare il lupo lungo la strada che vedere il lupo per Santa Maria.)
- A San Bies/ la nev la g'pies// (3 febbraio)
(A San Biagio piace la neve
- San Bies/ porta la neva in dal nes//
Quando il tempo non subiva variazioni da inquinamento atmosferico, la veridicità del proverbio relativo a S. Biagio trova conferma in un appunto redatto sulla Cronaca carpigiana da Don Ettore il 3 febbraio 1941: "Giorno di San Biagio. Sembrava che questo santo dalla barba bianca volesse in quest'anno far torto al proverbiale detto: - A S. Bies la nev ac pies - ; ma al bèl dla fèra al vin in ultim; e verso sera avanzata ci ha presentato il suo poco gradevole regalo. Ed ora la fioca, la fioca, la fioca."
- Sa gh'è la nev a San Romueld/ in agost a farà cheld// (7 febbraio)
(Se c'è neve a San Romualdo, in agosto sarà caldo.)
- Per San Valintein/ la primavera l'è avsein//
(Per San Valentino/ La primavera è vicino)
- Boun per San Simoun/ boun per tutta la stagioun// (18 febbraio)
(Bel tempo per San Simone, bello per tutta la stagione)
- Per San Matia/ la neva la va via // (24 febbraio)
(Per San Matteo, la neve va via.)

- Mers marsoun/ tri dè cativ e un boun//
(Marzo,marzone, tre giorni cattivi e uno buono)
- A'n finiss mai l'inveren/ seinsa fèr paura al merèl//
(Non finisce mai l'inverno, senza far paura al merlo.)
- Per la Nunsieda/ la primavera l'è tùta rivèda// (25 marzo)
(Per l'Annunciazione/ la primavera è tutta arrivata)
- Mers sutt/ gran per tutt//
(Marzo asciutto, grano per tutti)
- La neva marsuleina/ la vin la sira e la va via la mateina//
(La neve marzolina, viene alla sera e va via alla mattina)
- Mers sutt/ Avril bagnè/ al cuntadein le furtune//
(Marzo asciutto, Aprile bagnato, il contadino è fortunato)
- Al veint ed mers/ l'acqua d'avril/ impisen al fnil//
(Il vento di marzo, l'acqua di aprile, riempiono il fienile)
- Zel marsulein/ al ruvina al cuntadein//
(Il gelo di marzo, rovina il contadino.)
- Chi g'ha un buon brucoun/ al la tègna per marsoun//
(Chi ha un buon ceppo di legno da ardere, lo tenga per marzo.)
- La nebia ed mers la fa dan/ quèla d'avril la tos al pan//
(Se la nebbia di marzo fa danno, quella di aprile toglie il pane.)

- Avril/ un'ora al pians e un'ora al rid//
(Aprile un'ora piange e un'ora ride)
- L'acqua d'avril/ l'impniss al fnil//
(La pioggia in aprile, riempie il fienile)
- Avril al gh'n'ha treinta/ Sa piuviss per treintun/ a'n'farèv mèl a nisùn//
(Aprile ha trenta giorni, se piovesse per trentuno, non farebbe male a nessuno,)
- Se Pasqua in acqua si scioglie / più grappoli che foglie //
- Sa piov per Pasqua/ a s'fa più ùva che graspa//

(Se piove per Pasqua/ si fa più uva che graspa.)
- La brina d'aprile/ non empie il fienile //
- April piovoso/ anno avventuroso //
- Aprile freddolino / molto pane e poco vino //
- Per Sant'Erman/ s'an piov inco a piov èdman//
(7aprile)
(Per S. Ermanno, se non piove oggi, piove domani.)
- Per Sant'Espedito/ ogni albero è fiorito // (19 aprile )
-Se San Marco fu bagnato/ avrai fieno sul selciato//
- Avril/ tutt i dè un baril//

(Aprile tutti i giorni un barile)
- Avril an te scuvrir/ fintant che al nespel a n'è fìuri//
(aprile, non ti scoprire finchè il nespolo non è fiorito)
- Tin dacat al to vìsti/ fin che al nespel a n'è fìuri// (il nespolo fiorisce in maggio)
(Conserva il tuo vestito/ finché il nespolo non è fiorito.)
- Avril/ al scherpi in dal fnil//
(Aprile, le scarpe nel fienile [al tempo del proverbio, dalla primavera e fino al tardo autunno, contadini e braccianti andavano scalzi per non consumare le scarpe])
- Dal quindes al sèdes a canta al cucc/ s'le mut, l'è un ann brutt//
( Dal qindici al sedici canta il cuculo; se è muto, è un anno brutto.)
- Se San Marco fu bagnato/ avrai fieno sul selciato// (25 aprile)

- Maggio fresco e bagnato/ giova alla vigna e al prato //
- Maggio soleggiato/ frutta a buon mercato//
- Maggio tutto vento / più paglia che frumento //
- Sa piov per Santa Cròs/ a bughiss tutt el nos//
(3 maggio)
(Se piove per Santa Croce, bacano tutte le noci.)
- Sa piov per Santa Cròs/ a manca i figh e al nòs// (3 maggio)
(Se piove per Santa Croce, mancano fichi e noci.).
- Corre il detto che i giorni 11 - 12 - 13 sono perlopiù freddi e talvolta con brina, onde i - Santi Mamerto, Pancrazio e Gervasio si chiamano i santi del freddo
- Fino a Sant' Ubaldo/ il freddo lotta col caldo //
(16 maggio )
- Le pioggie di San Bernardino / ruban pane, olio e vino // (20 maggio )
- Sa piov per Sant'Urban/ la spiga la perd al gran// (25 maggio)
(Se piove per Sant'Urbano, la spiga perde il grano.)
- Magg'giardiner/ graner alzer//
(Maggio giardiniere [piovoso], granaio leggero)
- Quand mag al fa l'urtlan/ a vèl più al sacc che al gran//
(Quando maggio fa l'ortolano [è piovoso], vale più il sacco del grano)
- Magg'fresch'e vèntos/ al fa al racolt rigoglios//
Maggio fresco e ventoso, fa il raccolto rigoglioso)
- Dio t'in delibra da 'na fumana ed magg'e da un vilan arfatt//
(Dio ti preservi da una nebbia di maggio e da un villano arricchito)
- Chi ha paura d'la fumana ed magg'/ a n'sa brisa al so vantagg'//
Chi ha paura della nebbia di maggio, non ne conosce i vantaggi)
- Sa piov al prim ed magg'/ Figh'e nòs i fan boun viazz'//
(Se piove il primo di maggio, fichi e noci fanno buon viaggio [si guastano])
- D'l'acqua d'l'Asceina/ a s'in fà seinsa// (40 giorni dopo la Resurrezione)
(Della pioggia per l'Ascensione se ne fa senza)
- Sa piov al gioren ed l'ascensioun/ a piov quaranta gioren boun//
(Se pioveil giorno dell'Ascensione, piove per quaranta giorni buoni)
L'acqua d'l'Aseinsa/ fa perder la smeinsa//

- Giugno tonante / raccolto abbondante //
- Temporel in zugn/ a-n'fà dan a nisun//
- Se Giugno non fa sudare/ pane e vino fa scarseggiare //
- Giugno lucciolaio/ festa per il granaio//
- Sa piov per San Barnabà/ l'ua la s'in và//
(11 giugno)
- In dal gioren ed San Barnabà/ l'ua vin e al fior s'in và// (11 giugno)
- Se piove per San Vito/ ogni mosto va fallito // (15 giugno )
- Per San Vit e San Mudest/ l'è pès l'acqua ed la tempest// (15 giugno)
- La pioggia a San Giovanni / serve solo a lavar i panni // ( 24 giugno )
- Per San Svan/ a vin al most'in d'l'ua // (24 giugno)

- Di luglio il temporale/ dura poco e non fa male //
- Nuvole di luglio/ fan presto tafferuglio //
- Se non ardono luglio e agosto/ nel tino poco mosto//
- Se luglio fa tempesta/ l'uva non empie cesta //
- A luj/ la tèra la buj//
- A luj fa gran calura/ se a zner fa poca ferdura//
- Santa Madleina/ l'acqua la meina//
- L'acqua ed San Jachem/ la fà i mirachel//
(25 luglio)
- L'acqua ed Sant'Ana/ la vel più che 'na mana// (26 luglio)
- Per San Pantaleone / il tempo è brontolone// (27 luglio )

- Il sole in agosto/ prepara un buon mosto //
- La prìma acqua d'agost/ la porta via un sac'ed mosch'//
- Brina a metà d'agosto/ porta in rovina il mosto//

- Quand l'acqua la vin in agost/ a piov di pom e dal most//

- (Quando l'acqua viene in agosto, piovono pomi e mosto.)
- A la prima acqua d'agost a casca el mosch/ quella ca g'armagn/ la mosga come un can//
(Alla prima acqua di agosto, cascano le mosche, quella che rimane morde come un cane.)
- Per San Dùne/ l'inveren l'è nee// (7 agosto)
(Per S. Donato, l'inverno è nato.)
- Per San Lorenzo dalla graticola/ aspettati la canicola // ( 10 agosto )
- San Lureins da la gran calura/ prest al vin e poch al dura// (10 agosto)
(San Lorenzo dalla gran calura, presto viene e poco dura.)
- San Lureins da la gran calura/ San Bastian da la gran ferdura/ un e l'eter poch i dura//
- L'acqua ed San Lureins l'è a teimp/ per la Madona l'è incorra bouna/ per San Burtlamè a m'fregh de drè//

- Setember/ al sol al va d'sgalembèr//
- Settembre inclemente/ poco vino o quasi niente //
- Se setember al g'ha poch sol/ utober a n'al vol//

(Se settenbre ha poco sole, ottobre non lo vuole [il sole])

- Ottobre piovoso/ campo prosperoso //
- Quando a Ottobre scroscia e tuona/ l'invernata sarà buona//
- Per San Francesco/ parte il caldo e torna il fresco //
- Per Santa Celina/ la neve si avvicina//
(21 ottobre )
- Per San Simone/ procura il mantellone // (28 ottobre)

- Per i Sant/ tàca a mettr' i guant//
(Per i Santi comincia a mettere i guanti.)
- Per novembre dopo i morti/le burrasche sono alle porte/ Voglia o non voglia/ cade ogni foglia
- Giorno bello o giorno brutto// a novembre muore tutto //
- Per San Clemeint/ al fred al mett i deint//
(23 novembre)
- (Per San Clemente, il freddo mette i denti.)
- Per San Martèin/ castagni e vèin//
(Per San Martino,[11 novembre] castagne e vino);

- Dicembre avanti ti agghiaccia e dietro ti offende//
- Se la neve è dicembrina/ più volte per tre mesi ella confina//
- Se Dicembre è troppo bello/ non lo è l'anno novello //
- Dicembre piglia e non rende/ Se perde una luna ti porta fortuna//
- Neve dicembrina / per tre mesi si trascina //
- Dicembre innevato/ raccolto assicurato //
- A Dicembre vento e gelo/ a marzo sole in cielo //
- Se non nevica a Santa Bibiana / aspettala in settimana //
(2 dicembre )
- Santa Bibiana/ quaranta dè e 'na stamana//
(Santa Bibiana , quaranta giorni e una settimana)
- L'inveren a 'n'è minga un basterd/ sa ne vin prest/ al va via terd//
(l'inverno non è mica un bastardo, se non viene presto, va via tardi.)
- Per Santa Lucia/ il freddo è per la via/ (13 dicembre)
E se sarà breve e leggero/ lo dirà San Ruggero // ( 30 dicembre )
- L'è mej vèder al lôv in dal pulèe/ che al sol per Nadèl
(È meglio vedere il lupo nel pollaio che il sole a Natale)
- Bel per Nadèl/ cativa Pasqua
(Bel tempo a Natale, cattiva Pasqua)
- Natale piovoso/ raccolto generoso //

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