Il monumento equestre
A cura di Luciana Nora
Il monumento equestre a Manfredo Fanti
Fino a tutto l'Ottocento e inizio Novecento, ognuno dei personaggi entrato nella storia, in particolare per valore militare, era inimmaginabile disgiunto dal proprio cavallo, in sella al quale assumeva il massimo del suo prestigio. L'omaggio artistico più alto dedicato a coloro che gli uomini comuni hanno decretato "grandi", era effigiarli, spesso monumentalmente, in sella al loro destriero. Anche Carpi, tra i tanti, ha avuto un eroe a cui il mutare dei tempi e delle interpretazioni degli eventi ha tolto qualche smalto, che pure rimane un personaggio di alto rilievo nella storia del Risorgimento italiano e al quale è stato riservato l'onore di una monumento equestre: il generale Manfredo Fanti.
L'intenzione di dedicargli un monumento prese corpo presso i concittadini già alla fine dell'Ottocento sebbene, dall'intenzione ai fatti, corse parecchio tempo e notevoli furono le polemiche scatenatesi su modalità di rappresentazione e luogo di ubicazione. La stampa dell'epoca è densa di articoli che riportano i toni dei disaccordi, fino a giungere alla satira espressa graficamente. Nel 1903, con una ricchissima celebrazione, durata più giorni, finalmente il monumento equestre, opera del fiorentino Cesare Zocchi, posto al centro dell'allora Piazza Vittorio Emanuele, venne inaugurato.
Nel volgere di poco più che un ventennio, l'ubicazione dell'imponente monumento, venendo ad interrompere la continuità di una delle piazze più grandi d'Italia, si rivelò estremamente vincolante e sul settimanale Il Falco, nel maggio 1923, compariva un articolo anticipatore delle intenzioni di mutarne la collocazione: "[...] Il monumento deturpa la piazza magnifica, la taglia in due, ostruisce il passaggio fra il Voltone di Via paolo Guaitoli...non permette di osservare dal Corso Alberto Pio la splendida facciata del Bramante della Cattedrale...La piazza deve essere libera, assolutamente sgombra; l'occhio deve spaziare nella vastità superba...". Come possibile nuova sede veniva proposta l'area antistante Porta Barriera così come si apprende dalla medesima succitata fonte: "[...] l'ubicazione vera è dove è fisso ora il cancello di mezzo della Barriera. Se lo spazio è ristretto, si demoliscano quei due tini laterali - nient'affatto artistici - e si tracci un grande ovale congiungente il Viale della Stazione col Corso Fanti...". Considerata l'attuale posizione del monumento equestre, viene da sé intuire che, così come erano sorte polemiche per l'iniziale progetto, altrettanto avveniva allora; la vertenza dovette essere laboriosa e sofferta se solo 16 anni più tardi, quando sulla vastissima piazza ebbero a sorgere progetti di grandi manifestazioni di regime, si addivenne a vie di fatto e, su pressione del Podestà recepita dalla locale Commissione di Storia Patria e Belle Arti, venne deliberato il suo trasferimento all'ingresso del Parco delle Rimembranze, dove tuttora fa bella mostra di sé. La traslazione ebbe principio il 13 ottobre 1939 con lo smantellamento della cancellata. Il 28 novembre successivo cominciarono i lavori di sterro delle fondamenta del monumento. La delicata e faticosa operazione di trasporto della statua equestre impegnò due giornate a partire dalle ore sei del 22 dicembre e, finalmente, il 23, il generale Fanti sul suo cavallo, erano issati su un carro, neanche a farlo apposta, trainato da cavalli; arrivava quindi, qualcuno dice mestamente, alla sua nuova sede dove però rimase rinchiuso in una baracca di legno per tutto l'inverno. Tornava alla luce sul suo piedistallo il 16 marzo 1940.
All'ombra del monumento, dalla sua inaugurazione e fino a tutti gli anni '40 e '50, si sono fatti fotografare molti carpigiani.
Descrizione dei materiali su Manfredo Fanti presenti presso il Centro Etnografico:
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