Presentata giovedì 19 marzo in Consiglio comunale un’importante iniziativa --Comunicato stampa n.84 del 21/3/2015

Sono 7451 (dati del settembre scorso) gli ultrasettantacinquenni residenti a Carpi, oltre il 10% del totale della popolazione. Oltre 5 mila di loro (uniti a 400 disabili adulti e minori) possono essere considerati ‘fragili’, ovvero persone che per età, difficoltà economiche, assenza di reti parentali, condizioni di salute, risultano particolarmente vulnerabili e non autonome (in particolare anziani a vita sola over 75, coppie over 75 e disabili).
 
Giovedì 19 marzo nel corso del Consiglio comunale a Carpi è stata presentata la prima mappatura di questa fetta della popolazione, propedeutica alla creazione di una rete di protezione in caso di emergenza e di situazioni di criticità (terremoti, disagio bio climatico, calamità naturali).
 
“L'ideazione del progetto – ha spiegato l’assessora ai Servizi sociali Daniela Depietri - è connotata dalla forte motivazione a non voler disperdere l'esperienza, le informazioni e le strategie messe in atto durante la prima fase dell'emergenza terremoto nel 2012 che ha duramente colpito la popolazione del territorio dell'Unione mettendo in discussione i servizi tradizionali”.
 
Dopo la mappatura della situazione di fatto (che verrà arricchita ed implementata attraverso il coinvolgimento dei medici di base, dell’Azienda Usl, della Protezione Civile), il progetto prevede la creazione di una banca dati condivisa con dati sociali, sanitari e demografici costantemente aggiornati, attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori (istituzionali e non) presenti sul territorio. In questa banca dati potranno essere contenute anche informazioni necessarie per contattare i soggetti fragili e per provvedere alla loro eventuale messa in sicurezza (tipologia delle difficoltà della persona, eventuali ausili necessari al suo spostamento, contatti di familiari).
 
La creazione di una rete locale di sostegno, successiva all’effettuazione di questo monitoraggio, prevede poi un sistema diffuso d’interventi da parte di diversi soggetti, grazie anche alla realizzazione di metodologie, buone prassi, linee guida e di indirizzo da utilizzare e condividere in modo omogeneo ed esteso sul territorio dell'Unione. La sperimentazione del progetto infatti è già iniziata, oltre che a Carpi, anche in altri comuni dell’Unione delle Terre d’Argine e verrà sviluppata in base alle peculiarità di ciascun centro.
 
Il monitoraggio si propone dunque come una risposta preventiva che punta a valorizzare le risorse sociali (formali e informali) della comunità locale che, con il suo patrimonio di relazioni, di volontariato e di solidarietà, costituisce una ricchezza fondamentale nei momenti di difficoltà e di crisi. Fino al punto di prevedere dei volontari ‘di condominio’ o di quartiere, che si possono attivare in modo non continuativo senza necessariamente fare parte di associazioni o sodalizi, ‘adottando’ un numero ristretto di persone sulle quali esercitare vigilanza e, qualora se ne ravveda la necessità durante eventi calamitosi, da spostare in luoghi sicuri. Ovviamente le proposte contenute nel progetto risultano integrate con tutte le altre azioni già in essere negli ambiti della non autosufficienza e delle fragilità e con gli interventi sociali e sanitari (sostegno alla domiciliarità, supporto ai caregiver, ecc…).
 
Barbara Papotti, responsabile dell’Ufficio di Piano dell’Unione delle Terre d’Argine, che ha delineato per sommi capi in Consiglio questo progetto, ha ricordato tra l’altro come in città non esistano concentrazioni significative di fragilità ma che analizzando i dati raccolti si nota come ci siano ad esempio cinque condominii dove risiedono dagli 11 ai 20 ‘fragili’; realtà dunque dove un progetto come quello che sta prendendo le mosse a Carpi potrebbe essere sperimentato.
 
Il Sindaco Alberto Bellelli ha concluso la presentazione in aula sottolineando i numeri che la mappatura ha messo in evidenza e di come questo progetto possa rappresentare un esempio di mutualità e di coinvolgimento di terzo settore ed associazionismo in un’epoca nella quale l’ente locale, per carenza di risorse e per le modifiche intervenute nella società, deve affrontare nuove sfide nel campo del welfare.

 

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