Approvato all’unanimità un documento presentato da Andreoli (PdL) --Comunicato stampa n.115 del 9/4/2014
L’ultimo oggetto discusso nel corso della seduta del Consiglio comunale di Carpi di giovedì 3 aprile è stato un ordine del giorno presentato dal PdL a seguito del rogo che a Prato ha visto nelle scorse settimane morire alcuni cittadini cinesi in un capannone artigianale nel quale vivevano. Roberto Andreoli, capogruppo del Popolo delle Libertà e firmatario del documento, si è chiesto cosa possono fare le forze dell’ordine, i sindacati, l’Azienda Usl, le istituzioni per impedire che fatti del genere possano capitare anche nella nostra città. “Il Consiglio diventi parte attiva – si legge nell’odg - nell’elaborazione di un percorso e di proposte da presentare agli organi istituzionali come la Regione e il Parlamento, facendosi promotore di un tavolo aperto o di una serie di audizioni presso la competente Commissione consiliare o di un’assemblea pubblica per cercare di dare risposte”. Dopo che Andreoli ha letto in aula uno stralcio di un articolo del settimanale Voce che mostrava come anche a Carpi la situazione nelle imprese gestite da cinesi fosse molto simile a quella di Prato il Sindaco Enrico Campedelli ha preso la parola e spiegato che da tempo “l’ente locale si sta interrogando su come e cosa fare, ma che ognuno deve fare la sua parte, anche i cittadini, denunciando situazioni critiche”. E se Cristian Rostovi (PdL) dal canto suo ha riferito di situazioni potenzialmente pericolose anche nella nostra realtà sottolineando il fatto che sono gli imprenditori locali a dare lavoro alle fabbriche cinesi la collega Daniela Depietri (Pd) invece ha ricordato anche le responsabilità di chi affitta capannoni, spiegando come la comunità cinese sia chiusa e impermeabile nei confronti di quella carpigiana. “Il cittadino non si deve sostituire alle forze dell’ordine in materia di controlli, che invece dovrebbero essere maggiori” ha detto poi Roberto Benatti (PdL) mentre Roberto Arletti (Pd) ha citato il caso di commercialisti compiacenti che collaborano con le imprese cinesi e la grande quantità di denaro in contanti che queste possiedono, indicando nei maggiori controlli sui datori di lavoro e nell’incrocio dei dati una possibile risposta a eventuali fenomeni criminali. Gianni Bassoli (Pd) ha ricordato dal canto suo i centri estetici cinesi che mascherano attività di sfruttamento della prostituzione e lo stesso sfruttamento delle persone che lavorano senza dignità nelle fabbriche della nostra zona. “Non possiamo permettere queste cose a Carpi”, ha concluso, rammentando pure che dopo una sua segnalazione una situazione problematica in centro storico fosse stata sanata. Argio Alboresi (capogruppo della Lega nord) ha spiegato infine come “a Carpi tutti sanno tutto, ma manca la volontà politica di dire basta per evitare l’invasione di queste persone”.
Dopo un breve dibattito nato dalla richiesta di inserire alcune frasi nel documento in discussione fatta dal capogruppo di Carpi 5 Stelle Andrea Losi (non accettata dal Presidente del Consiglio Giovanni Taurasi), il documento di Andreoli è stato messo in votazione e approvato all’unanimità dai consiglieri rimasti in aula (era ormai l’una di notte).