Mostra fotografica a cura di Luciana Nora
Città di Carpi
Assessorato alle Politiche Culturali
Centro di Ricerca Etnografica
“Pedalando con ardor”
mostra fotografica
a cura di Luciana Nora
Pedalando con ardor
Con la fine del secondo conflitto mondiale e la caduta del fascismo, non cessava l’autarchia, non più regime imposto, bensì condizione obbligata nell’ambito di un’economia tutta da ricostruire e, per buona parte, la ricostruzione si è giocata anche sulle due ruote.
Nel 1941, probabilmente funzionale alla rigida autarchia del momento, sul mensile Le Vie d’Italia, veniva pubblicato il calcolo del numero di ciclisti nel mondo valutato in sessanta milioni. Abbinate a detto calcolo, erano riportate considerazioni relative alla potenzialità di trasporto, partendo dal confronto con il cavallo, animale da traino ancora assai in uso: “[…] Il cavallo da sella non trasporta che un quarto del proprio peso, un’automobile normale del peso di 800 chili non ne trasporta senza fatica che 500, vale a dire cinque ottavi. Una motocicletta da 100 centilitri, del peso di 60 chili, giunge fino a trasportarne 120, e cioè il doppio. La bicicletta, invece, si carica normalmente di sette volte il proprio peso.” Nulla di più vero dato che ancora nei primi anni Cinquanta, in bicicletta commercianti ambulanti raggiungevano le piazze di mercato anche lontane; truciolo, maglieria e camiceria nascenti, su capaci portapacchi di bicicletta, si spostavano di contrada in contrada, di porta in porta, dalla città alla campagna e viceversa. Si pedalava nel tempo libero per raggiungere dalla tarda primavera all’autunno, le rive della Lama, del Secchia, del Po. Canne in canna e canestro a tracolla per andare a pesca in una logica tutt’altro che hobbistica. E si pedalava anche in salita fino ad arrivare nelle più vicine località dell’Appennino modenese e reggiano. In un’Italia ideologicamente divisa in due, tutto trovava almeno due espressioni forti e anche il ciclismo si divideva in “Bartaliani” e “Coppiani” che si incontravano presso le concessionarie Bianchi e Legnano. Dopo qualche anno, le distinzioni sarebbero state tra vespisti e lambrettisti, quindi si sarebbero formati circoli di milanisti e juventini: tutti impegnati in focose discussioni che potevano liquefarsi in una buona bevuta di lambrusco.
La mostra che si compone di 23 pannelli 70/100, contenenti un centinaio di immagini, può essere richiesta rivolgendosi al Centro di Ricerca Etnografica del Comune di Carpi – tel. 059/649969.