A cura di Luciana Nora
L'arte del truciolo consisteva nel trarre dai tronchi di salice e di pioppo opportunamente coltivati, delle paglie sottili (trucioli) uniformi per spessore, larghezza e lunghezza. |
Campionario di treccia |
Nonostante le dichiarazioni dell'imprenditore Arrigo Casarini, che nel 1962 affermava non esservi crisi per il settore del truciolo ed in cui rivelava che nel primo semestre di quell'anno la sola sua azienda avesse raggiunto un fatturato superiore al miliardo di lire ( pari a 16 miliardi 800.000 milioni attuali ), nonostante la richiesta del mercato, il truciolo si avviava irrimediabilmente alla fine. Le maestranze coinvolte con assunzioni stagionali in questa vicenda dalle origini secolari, non trovavano un ricambio nelle giovani generazioni imparagonabilmente più allettate dall'offerta di lavoro proveniente dal settore del tessile/abbigliamento dove il lavoro, sia in fabbrica che a domicilio, era continuativo, meglio remunerato e con prospettive. Nella Guida di Carpi del 1964 - '65, vengono menzionate 13 aziende industriali produttrici di cappelli in truciolo, 2 artigiane, 1 commerciante, 3 raccoglitori (*) contro le 89 camicerie e i 138 maglifici con il loro corollario di imprese di servizio Gli anni '70 segnano le ultime battute. I pochi pagliari rimasti andarono in pensione, chiudendo l'attività che nessuno avrebbe pensato di rilevare; Carpi per l'approvvigionamento delle paglie per cui erano rimasti non più di tre distributori, dovette ripiegare su Villarotta di Reggio Emilia. Le trecciaiole erano sempre più anziane e molte iniziarono a scomparire; si fece riferimento a loro anche quando si ritirarono nella locale casa di riposo finchè, tra lo sconcerto delle ospiti che vivevano quell'attività come passatempo dato che i proventi erano più che irrisori, la direzione decise di far sospendere il lavoro di intreccio. Anche le partitanti scomparirono e le due rimaste, Irne Galloni e Lea Gasparini che all'epoca avevano abbondantemente superato i settant'anni, non poterono che chiudere i battenti. Anche per l'intreccio si dovette ripiegare su Villarotta. A metà anni '70 cessava l'attività anche la Cooperativa trecciaie di Fossoli; quella di Migliarina sopravvisse fino ai primi anni '80, riconvertendo la produzione sul tagliato. Ha resistito fino al 1979 un mercato del truciolo a Carpi che si teneva il mercoledì presso la vecchia tintoria Campagnano in Via Ugo Sbrillanci, dove le fabbriche, sia locali che marchigiane, potevano rifornirsi di trecce ed ordinare la loro tintura attraverso sistemi che , seppure obsoleti, erano a carattere industriale e garantivano quelle tinte pastello che permettevano di produrre col truciolo cappelli mediamente fini. Nel 1980 Manlio Campagnano si ritirava e per la tintura di paglie e trecce si fece ricorso a sistemi più che artigianali, utilizzando le aniline base dai colori sgargianti, più idonei alla produzione dei cappelli di Carnevale. Varie fabbriche di truciolo che avevano iniziato a produrre anche per il tessile-abbigliamento, optarono definitivamente per quest'ultimo settore; altre, che peraltro già dall'inizio di questo secolo importavano cappelli di paglia dall'Oriente, ripiegarono solo su quelli e su altri di rafia intrecciata a macchina ed iniziarono la produzione di cappelli in tela. Per la quasi totalità del ciclo di lavorazione, il truciolo sopravviveva solo a Villarotta grazie alla ricca coltivazione del pioppo non più in funzione del truciolo come un tempo, ma utile ad altre industrie. A Villarotta continuavano a servirsi i cappellifici carpigiani ormai quasi esclusivamente commercianti del prodotto in truciolo. 1997 - A Villarotta continuano ad estrarre paglie di truciolo solo i F.lli Ruina che hanno ancora alcune donne che, a domicilio, intrecciano a tre fili e le trecce sono vendute a cappellifici marchigiani. Tutte le antiche , ricchissime competenze assieme all'apparato produttivo, sono irrimediabilmente perduti. Per il truciolo, su cui per secoli si é fondata la ricchezza carpigiana, non vi saranno repliche. |
Carte intestate delle maggiori imprese del truciolo presenti in Carpi tra primo e secondo decennio del '900
Per saperne di più, presso il Centro etnografico sono alla consultazione i seguenti materiali:
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