A cura di Luciana Nora

"L'Arte del truciolo a Carpi"

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L'arte del truciolo consisteva nel trarre dai tronchi di salice e di pioppo opportunamente coltivati, delle paglie sottili (trucioli) uniformi per spessore, larghezza e lunghezza.
La trattura delle paglie, fino alla messa a punto di un mezzo meccanico, macchina Bellodi (1817) era interamente manuale e richiedeva, oltre ad una provata esperienza e predisposizione, una forza e una costituzione fisica squisitamente maschili.
Anche dopo la meccanizzazione di suddetta fase della lavorazione del truciolo, tradizionalmente, rimasero gli uomini ad impegnarvisi.
Le paglie ottenute venivano poi intrecciate e andavano a formare una lunga fettuccia (treccia).
Quindi esperte cappellaie, dapprima manualmente poi, a macchina partire dall'inizio del 1900, utilizzavano per confezionare il cappello.
Dal momento che la paglia andava a formare l'intreccio, tecnicamente mutava il nome in filo, cosicchè a seconda del numero di paglie utilizzate, la treccia piatta assumeva la denominazione di tre fili, 5 fili, ecc.
Oltre all'intreccio piatto, ve n'erano altri di estremamente complessi, molto simili a trine, generalmente denominati fantasia e che, a seconda delle caratteristiche, assumevano un nome specifico: rasorina, ventaglio, dondola, ecc.
All'intreccio e alla confezione del cappello attendeva manodopera femminile.
L'arte e il commercio del truciolo era sottoposto ad un regime di privativa e finché fu questo a governarla, i profili professionali di pagliaro, trecciaia e cappellaia venivano inquadrati per categoria: sopraffini, fini e ordinari. Per ognuna delle categorie era fissato un compenso.
Di detta attività si hanno notizie certe a partire dall'inizio del 1500, ma le sue origini si collocano certamente molto prima di quell'epoca e possono essere definite affini all'agricoltura, dato che la materia prima utile alla produzione dei cappelli é stata il salice prima (Salix alba) e, molto più tardi, a partire dagli anni Venti del Novecento, il pioppo (populus tremula); é questa la ragione per cui i cappelli erano denominati come cappelli de treza de legno.
Entrambe le piante, la prima assai versatile al lavoro contadino per l'estrema flessibilità e robustezza dei rami usati specialmente nella coltura della vite, erano caratteristiche del territorio.
L'origine del cappello va senz'altro individuata in una geniale variante dell'intrecciare ceste e canestri, comunemente usuale presso le classi contadine, le prime che poterono apprezzare la massima funzionalità di quel copricapo leggero, economicissimo, efficacemente impermeabile ai battenti raggi solari padani e, di converso, apprezzabilmente permeabile al sudore della fronte.
Il prodotto che da Carpi veniva collocato sulle piazze del mercato interno ed estero erano sia tracce che cappelli: questi ultimi in misura inferiore delle prime che possono essere definite come una materia prima lavorata utile alla produzione di cappelli od altro che veniva però eseguita presso altri centri.
La maggior parte del lavoro era basata su una fittissima e nutrita organizzazione di lavoro a domicilio che, sebbene su competenze diverse, ebbe a mostrarsi preziosissima all'avvio del tessile - abbigliamento che ha fortemente caratterizzato l'economia locale del secondo dopoguerra.
L'affermarsi di questo nuovo settore che, diversamente dallo stagionale truciolo, offriva continuità di impiego e quindi di reddito, con un conseguente travaso di manodopera che si avvicinava alle nuove competenze richieste abbandonando quelle antiche, é stata una delle cause dell'inesorabile declino e scomparsa di questa secolare attività.

 

foto salice

Fasi della lavorazione dell'industria del truciolo
Fasi della lavorazione dell'industria
del truciolo

Interpretazione pittorica dell'artista carpigiano Albano Lugli
Il pagliaro ai tempi dell'alpa.
Interpretazione pittorica dell'artista
carpigiano Albano Lugli

campionario di treccia
Campionario di treccia
Nonostante le dichiarazioni dell'imprenditore Arrigo Casarini, che nel 1962 affermava non esservi crisi per il settore del truciolo ed in cui rivelava che nel primo semestre di quell'anno la sola sua azienda avesse raggiunto un fatturato superiore al miliardo di lire ( pari a 16 miliardi 800.000 milioni attuali ), nonostante la richiesta del mercato, il truciolo si avviava irrimediabilmente alla fine.
Le maestranze coinvolte con assunzioni stagionali in questa vicenda dalle origini secolari, non trovavano un ricambio nelle giovani generazioni imparagonabilmente più allettate dall'offerta di lavoro proveniente dal settore del tessile/abbigliamento dove il lavoro, sia in fabbrica che a domicilio, era continuativo, meglio remunerato e con prospettive.
Nella Guida di Carpi del 1964 - '65, vengono menzionate 13 aziende industriali produttrici di cappelli in truciolo, 2 artigiane, 1 commerciante, 3 raccoglitori (*) contro le 89 camicerie e i 138 maglifici con il loro corollario di imprese di servizio
Gli anni '70 segnano le ultime battute.
I pochi pagliari rimasti andarono in pensione, chiudendo l'attività che nessuno avrebbe pensato di rilevare; Carpi per l'approvvigionamento delle paglie per cui erano rimasti non più di tre distributori, dovette ripiegare su Villarotta di Reggio Emilia.
Le trecciaiole erano sempre più anziane e molte iniziarono a scomparire; si fece riferimento a loro anche quando si ritirarono nella locale casa di riposo finchè, tra lo sconcerto delle ospiti che vivevano quell'attività come passatempo dato che i proventi erano più che irrisori, la direzione decise di far sospendere il lavoro di intreccio.
Anche le partitanti scomparirono e le due rimaste, Irne Galloni e Lea Gasparini che all'epoca avevano abbondantemente superato i settant'anni, non poterono che chiudere i battenti.
Anche per l'intreccio si dovette ripiegare su Villarotta.
A metà anni '70 cessava l'attività anche la Cooperativa trecciaie di Fossoli; quella di Migliarina sopravvisse fino ai primi anni '80, riconvertendo la produzione sul tagliato.
Ha resistito fino al 1979 un mercato del truciolo a Carpi che si teneva il mercoledì presso la vecchia tintoria Campagnano in Via Ugo Sbrillanci, dove le fabbriche, sia locali che marchigiane, potevano rifornirsi di trecce ed ordinare la loro tintura attraverso sistemi che , seppure obsoleti, erano a carattere industriale e garantivano quelle tinte pastello che permettevano di produrre col truciolo cappelli mediamente fini. Nel 1980 Manlio Campagnano si ritirava e per la tintura di paglie e trecce si fece ricorso a sistemi più che artigianali, utilizzando le aniline base dai colori sgargianti, più idonei alla produzione dei cappelli di Carnevale.
Varie fabbriche di truciolo che avevano iniziato a produrre anche per il tessile-abbigliamento, optarono definitivamente per quest'ultimo settore; altre, che peraltro già dall'inizio di questo secolo importavano cappelli di paglia dall'Oriente, ripiegarono solo su quelli e su altri di rafia intrecciata a macchina ed iniziarono la produzione di cappelli in tela.
Per la quasi totalità del ciclo di lavorazione, il truciolo sopravviveva solo a Villarotta grazie alla ricca coltivazione del pioppo non più in funzione del truciolo come un tempo, ma utile ad altre industrie. A Villarotta continuavano a servirsi i cappellifici carpigiani ormai quasi esclusivamente commercianti del prodotto in truciolo.
1997 - A Villarotta continuano ad estrarre paglie di truciolo solo i F.lli Ruina che hanno ancora alcune donne che, a domicilio, intrecciano a tre fili e le trecce sono vendute a cappellifici marchigiani.
Tutte le antiche , ricchissime competenze assieme all'apparato produttivo, sono irrimediabilmente perduti.
Per il truciolo, su cui per secoli si é fondata la ricchezza carpigiana, non vi saranno repliche.


Carte intestate delle maggiori imprese del truciolo presenti in Carpi tra primo e secondo decennio del '900

Carta intestata Cappellificio Carpense
Carta intestata  Manifattura truciolo di Eligio Casarini - Carpi
Carta Intestata Giuseppe Menotti
Manifattura Arrigo e Mario Casarini
Carta intestata Manifattura Loira
Carta intestata manifattura F. Pederzoli
Carta intestata SALET, Societa' Anonima Lavorazione ed Esportazione Truciolo
Carta intestata P. Tagliavini & Co
Carta intestata società anonima Il Truciolo

 



Per saperne di più, presso il Centro etnografico sono alla consultazione i seguenti materiali:

  • Raccolta di testimonianze orali su nastro:
    • 1° nucleo 12 tra cassette e bobine ;
    • 2° nucleo dal 1988 in preparazione del filmato prodotto dall'I.S.R. di Bologna "Dalle paglie alle maglie -storia di un sistema produttivo", altre 6 cassette di intervista.
  • Elenco informatori
    Casarini Arrigo, industriale - Carpi.
    Losi Cinzia, industriale - Carpi.
    Dotti Iris, industriale - Carpi.
    Severi Umberto, industriale - Carpi.
    Bassoli Maria, ex operaia - Carpi.
    Faglioni Enore, ex artigiano pagliaro - Carpi.
    Luppi Wiston, artigiano del truciolo - Carpi.
    Miselli Ondino, pittore - Carpi.
    Campagnano Manlio, industriale - Carpi.
    Lugli Cleofe, ex operaia - Migliarina.
    Rossi Ines, ex operaia - Migliarina.
    Cani Lucia, ex operaia - Migliarina.
    Lodi Ornella, ex operaia - Migliarina.
    Zanasi Wilde, ex trecciaia/cappellaia - Fossoli.
    Ghelfi Norina, ex trecciaia/cappellaia - Fossoli.
    Bulgarelli Edmea, ex trecciaia/cappellaia - Fossoli.
    Pederzoli Norina, ex contadina - Budrione.
    Forghieri Linda, ex contadina - Cortile.
    Goldoni Gentile, ex contadina - Carpi.
    Malavasi Celerina, ex operaia - Carpi.
    Galloni Ines, detta "Minsoia", partitante - Carpi.
    Pozzetti Luisa, collaboratrice domestica - Carpi.
    Gasparini Lea, detta "Arclouna", partitante - Carpi.
    Galli Setti Adele, pensionata - Carpi.
    Gualdi Anna, casalinga - Carpi.
    Fabbi Fabienne, artigiana in truciolo - Villarotta (R.E.).
    Zanotti Gina, casalinga - Villarotta (R.E.).
    Francesconi Ines, ex artigiana del truciolo - Villarotta (R.E.).
    Fabbi Fabio, artigiano del truciolo - Villarotta (R.E.).
    Perini Mario, pagliaro - Villarotta (R.E.).
  • Schedatura bibliografica.
    • Bibliografia per ricerca sul truciolo
      - G. Azzi, " Modena 1859 -1898. Condizioni economiche sociali politiche.", Modena, 1970.
      - E. Baraldi, "Cronistoria del movimento operaio carpigiano.", Modena 1954.
      - A. Barbieri, "Carpigiani illustri", Modena 1973.
      - A.Barbieri, L. Resca Barbieri, "Alfredo Bertesi, settant'anni di vita carpigiana.", Modena 1978.
      - L. Bologna, "Considerazioni sul commercio del truciolo in Carpi.", Bologna, 1899.
      - S. Cappello, A.Prandi, "Carpi: tradizione e sviluppo.", Bologna, 1973.
      - M. Cassoli, " Carpi - Gli uomini e le opere nel tempo.", Carpi, 1973. -
      - F. Cogliati, "L'industria del truciolo a Carpi.", Roma 1913.
      - C. Contini, "Il cappello di paglia nella storia e nell'arte", Modena, 1995.
      - C. Contini, "al Sov - Tradizioni popolari - proverbi, storia - personaggi del carpigiano", Carpi, 1972
      - I. Dignatici, L. Nora, " L'Arte del truciolo a Carpi", Carpi 1981
      - I.Dignatici, L. Nora, "...Facevano tutti la treccia: uomini, donne e bambini.", Carpi 1981.
      - P. Gaiotti De Biase, "la donna nella vita sociale e politica della Repubblica 1945 - 1948", Milano 1978
      - P. Guaitoli, "Della Città e Comune di Carpi. - Cenni statistici e storici.", Carpi, 1887.
      - M. Mazzaperlini, "La lavorazione del truciolo a Reggio Emilia", in "Strenna 1979". Pio Istituto Artigianelli , Reggio Emila 1978.
      - S. Merli, "Proletariato di fabbrica e capitalismo industriale.", Firenze, 1972.
      - G. Muzzioli, "L'economia e la società modenese tra le due guerre. (1919 - 1939), Modena 1979.
      - L. Nora, "Aspetti dell'industria del truciolo". Relazione presentata e pubblicata negli atti del convegno "Alfredo Bertesi e la società carpigiana del suo tempo.", Modena, 1993.
      - L. Nora, "Giù i cappelli...e arrivò la Marelli.", Comune di Carpi, 1990.
      - L. Nora, " Percorsi di vita femminile", Comune di Carpi, 1990.
      - L. Nora, "Tener famiglia - dalla famiglia patriarcale alla famiglia mononucleare.", Carpi, 1994.
      - G. Tronco, "La moda si fa col pioppo", Roma, 1961.
      - AA.VV. "A proposito di Carpi - Padania - Storia cultura e istituzioni.", Ferrara 1996.
      - AA.VV. "Carpi di ieri. Le opere e i giorni.", Carpi, 1979.
      - AA.VV. "Distretti, Imprese, classe operaia - L'industrializzazione dell'Emilia Romagna.", Milano 1992.
      - L. Ramenzoni, "Il cappello e la fabbricazione.", Milano, 1924.
  • Raccolta di documentazione da archivio e da emeroteca.
  • Raccolta di docomentazione fotografica (negativi originali, di riproduzione, positivi originali e non ).
  • Raccolta iconografica.
  • Filmato in super/8 effettuato nel 1979 :"Il truciolo: un'arte che va scomparendo" attualmente riprodotto in video-cassetta VHS - pellicola originale e riproduzione, ancora in buono stato, sono conservate assieme a tutto il materiale di repertorio.
  • Due pubblicazioni: "L'arte del truciolo a Carpi ", "...facevamo tutti la treccia: uomini, donne e bambini...".
  • Mostra permanente allestita nella loggia ovest del Museo civico.
  • Inoltre presso il Museo sono depositati un'intera batteria di macchine per l'estrazione delle paglie, molti altri attrezzi e campionari relativi al trucciolo.
  • Collaterale a questa documentazione v'é quella inerente al Sen. Alfredo Bertesi, anche industriale della S.A. "Il Truciolo" di Carpi (più avanti descritta).

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